E' di almeno sette vittime civili, tre dei quali bambini, il bilancio del secondo giorno di bombardamenti egiziani nel nord est della Libia. A renderlo noto è l'emittente Al-Jazeera, che ha spiegato come i raid siano stati lanciati prevalentemente sulla città costiera di Derna dopo che il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha promesso di punire i responsabili dell'uccisione di 21 cristiani copti egiziani rapiti dai miliziani dello Stato Islamico a Sirte.
Le autorità del Cairo hanno comunicato di aver bombardato campi di addestramento dell'Isis e aree adibite allo stoccaggio delle armi, ma nulla è stato ancora detto in merito ai morti tra la popolazione civile. Al contrario, le autorità militari egiziane hanno dichiarato che i raid aerei "hanno colpito con precisione e i piloti stanno rientrando in sicurezza nelle basi". Malgrado i toni trionfali le forze armate egiziane devono fare i conti con molte critiche arrivate dopo la pubblicazione, sui social network, di fotografie che mostrano ampie zone residenziali di Derna completamente rase al suolo.
In questo quadro persino Omar al-Hassi, leader del governo legalmente instaurato a Tripoli, ha definito i bombardamenti nientemeno che un "atto terroristico": "L'orribile attacco portato dai militari egiziani rappresenta una violazione della sovranità della Libia e una chiara violazione del diritto internazionale. Non la pensa così il presidente egiziano al-Sisi, che ha appoggiato la richiesta della Francia della convocazione urgente di un Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che autorizzi un intervento internazionale in Libia: "Non ci sono altre scelte, tenendo in considerazione l'accordo del popolo libico e del governo, e che ci hanno chiesto di agire", ha detto il presidente egiziano, ignorando evidentemente le condanne ai raid espresse dal presidente libico.
In questo quadro è intervenuto stamattina Giuseppe Buccino Grimaldi, ambasciatore italiano in Libia, che è sembrato smorzare i toni bellicosi dei ministri Pinotti e Gentiloni. Intervistato da Radio Anch'io il diplomatico ha detto: "In Libia la situazione è certamente grave, ma non dobbiamo drammatizzarla. Dire che Sirte o Tripoli siano in mano all'Isis è assolutamente sbagliato – ha spiegato l'ambasciatore – purtroppo in questa polarizzazione così forte, con due schieramenti che si fronteggiano e si dividono al loro interno, è chiaro che prevalga la logica il nemico del mio nemico è mio amico ed è una logica pericolosissima che può portare a un rafforzamento del terrorismo estremo in Libia".
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