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14/12/2015 - 08:59:57

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AMBRA TAORMINA - IL TURISMO PIAZZESE: ''47 MORTO CHE PARLA''

Il turismo piazzese dorme un'unica, interminabile notte!? il 'quadro clinico' del turismo piazzese ha tutta l'aria di risultare solidale con quello di un morto


Ambra Taormina - Il turismo piazzese: ''47 morto che parla''

Riceviamo e pubblichiamo


Proprio come nel titolo di una celebre pellicola cinematografica interpretata dall'indimenticabile Totò, il 'quadro clinico' del turismo piazzese ha tutta l'aria di risultare solidale con quello di un morto: sì, di un morto parlante!...anzi, che qualcuno, forse rivedendosi nello 'spirito di iniziativa' tipico di un medium, e concedendosi un ultimo disperato nonché vano sforzo di 'rianimazione' (o, per dovere di precisione, di 'resurrezione') dello stesso, sembra voler ancora tentare di far parlare, anzi di far 'rantolare' dal buio del sepolcro ideale in cui da tempo è stato deposto, quale 'moderno Lazzaro' dei nostri tempi.

Che ancora nella 'Città dei Mosaici' si sia abituati a parlare di 'turismo' non è cosa da poco: d'altronde, a chi non capita di ricordare un caro estinto!? Oggi, concedersi quattro passi ristoratori nel dedalo di strade e vicoletti dal placido mistero, in cui respirare quell'atmosfera
evocativa di una memoria antica, è quasi pari a destinare la propria vita al chiuso di
un eremo per dedicarsi alla meditazione, o in alternativa, alla cura dell'emicrania cronica: ebbene sì, potrete bearvi di mettere in pratica un'attitudine insolita e del tutto 'ossimorica', ascoltando...l'assoluto silenzio!

Vittima di una 'falla' insanabile causata da sicura mancanza di concreto interesse nei confronti di un'adeguata progettazione che si basi innanzitutto sul 'restauro' della sua immagine, ormai triste e decadente, la bella Piazza Armerina non è, ad oggi, nelle condizioni di poter sperare in un'imminente ripresa del settore turistico, lo stesso da cui la sua economia, anch'essa stagnante, potrebbe trarre enorme beneficio. L'assenza di una coerente propaganda turistica, cosa che, di primo acchito, non può non saltare
all'occhio, è in sintonia con lo status quo di una città non pronta ad accogliere il visitatore, in cui tutto languisce e sprofonda, come in un deserto di sabbie mobili.

Si tratta di un immobilismo scosso, di tanto in tanto, da tentativi altamente illusori messi in atto ad hoc quasi a voler distrarre la massa piazzese, un po' come Pinocchio nel Paese dei Balocchi, e che vorrebbero riprendere maldestramente in mano una situazione a dir poco drammatica e che viene da lontano, quasi a voler denunciare la mancanza di quelle 'fondamenta' basilari che garantirebbero un prezioso 'prologo' all'accoglienza turistica. Fondamenta che, quand'anche progettate a loro tempo, continuano penosamente a giacere in un cantiere polveroso, nell'indifferenza.

Il turista itinerante che decide spontaneamente di includere Piazza Armerina tra le tappe del suo viaggio (e gliene siamo grati!), anche solo per una gita domenicale fuori porta, ad oggi, non può contare su quelle che ovunque in tutte le civili città turistiche che si rispettino, 'volgarmente' chiamano 'aree di sosta attrezzata per camper', ossia luoghi predisposti per essere dotati di tutti i comfort da offrire al turista del caso (panchine, pozzi per lo scarico delle acque grigie e nere, acqua potabile, servizi igienici, tavoli all'aperto ecc...), e che in tal modo, in assenza, deve accontentarsi di stabilirsi temporaneamente in spiazzali di fortuna, trasformando una semplice sosta dovuta, in quella che, usando un'espressione tipica del mondo sportivo, appare come una sorta di 'invasione di campo' , peraltro brutta da vedere.

Volendo 'diabolicamente' perseverare nel proposito di enumerare le pretestuose mancanze piazzesi nei confronti del turista, ma, perché no, anche del comune cittadino, è doveroso segnalare l'assenza di un (anch'esso attrezzato) parcheggio per auto, così come si converrebbe per una città che si vuole moderna e proiettata nel pieno del 'terzo millennio', progetto evidentemente troppo 'futuristico' per coloro i quali ancora si ostinano invece, a voler mantenere in auge (forse mossi da nostalgia!?) l'ormai fatiscente struttura del Cinema Ariston, situato nel bel mezzo di una ben nota zona cittadina, e che si presenta ornato da tempo da puntelli che ne sostengono la mole vacillante e appesantita da un pericolo di crollo imminente, e forse rimasta utile, soltanto per gli inguaribili dell'incontinenza, come occasionale orinatoio nella parte posteriore (più intima e riparata da occhi indiscreti), nonché ideale proiezione di un certo rispetto per un'epoca d'oro che fu per gli appassionati
cinefili armerini.

Ma come trascurare di ricordare che Piazza Armerina è perifrasata
come la 'Città dalle 100 chiese'!? È, a tal punto, doveroso chiedersi quante delle
millantate cento, rimangano a disposizione dell'ammirazione del turista, dato che è evidente e sintomatico del disagio attuale, il fatto che la maggior parte siano permanentemente chiuse, rese addirittura inagibili dall'incuria e dal tempo, trascinandosi addosso il peso dei secoli andati che hanno fatto illustre la storia cittadina (per quanti ne sono a conoscenza o ne sono addirittura cultori), senza che mai su di esse si posi l' 'occhio vigile' di un progetto di restauro finalizzato alla fruizione da parte del pubblico, e rese, contrariamente, fruibili per piantagioni di qualsiasi tipo (muschi e licheni in primis) lasciate a crescere indisturbate: è il caso di menzionare il triste destino (per citare solo qualche esempio e non dilungarsi oltre)
della Chiesa di Sant'Anna, e perché non ricordare anche la sfortuna della ben più antica Chiesa di San Martino di Tours (852 anni di storia) dedicata al patrono dei normanni fondatori della Città, così come è esemplare anche il caso della Chiesa di S.M. di Gesù (fuori dal centro abitato).

Destino condiviso, per di più, dagli storici palazzi nobiliari, anch'essi non inferiori in quanto a notevole pregio architettonico, e retaggio della nobiltà cittadina, che ovunque si affacciano a costeggiare le strade della 'Piazza antica': tra i numerosissimi, l'ex "Palazzo Trigona di Gerace" (successivamente "Palazzo Velardita") costituisce uno dei casi più eclatanti, così
come, del resto, il ben più in vista settecentesco "Palazzo Trigona della Floresta", che, nonostante l' aspetto notevolmente più florido, è da tempo gravato dall' attesa infinita di essere trasformato in museo. Nel loro insieme, gli immobili appartenuti agli illustri concittadini piazzesi dei tempi che furono, vicini agli occhi ma lontani dal cuore di molti, giacciono dimenticati e abbandonati, e nei casi migliori, in preda all'utilizzo per scopi futili.

Risalire la china, in terra di Piazza, non è per nulla semplice se si considera che le mancanze sopracitate sono le cause che nutrono un garbuglio di effetti collaterali che contribuiscono a rendere la città ancor meno turistica, e tra i quali non si può far finta di non vedere il collasso di alcune strutture alberghiere, devastate e condotte non a caso alla chiusura dalla controproducente esposizione del nostro territorio (senza nulla escludere), fin troppo svalutato, ad un logorante turismo 'mordi e fuggi', che svuota una città del potenziale di Piazza Armerina della ghiotta possibilità di essere visitata per più giorni come dovrebbe, lasciandola nell'ormai proverbiale (e terribile da sentire!) status di 'città a vocazione turistica', e facendone, così, idealmente somigliare il 'percorso di vita' alla controversa fase di transizione nell'esistenza di un individuo in preda ad una crisi mistica, che non sa se cedere al richiamo e diventare un religioso, o rimanere laico!

Nella condizione di 'città turistica ideale', in cui Piazza, perla del centro Sicilia, dovrebbe pecchiarsi, non c'è posto per il silenzio di un centro storico in decadenza, in cui le attività commerciali si riducono progressivamente, in cui, contrariamente addirittura al buonsenso, si concedono licenze per l'apertura di attività poco congeniali al contesto, e in cui invece, si dovrebbe prospettare una maggiore concentrazione di attività che mettano in risalto l'artigianato locale, incentivare e promuovere il coinvolgimento di artigiani e artisti locali, l'apertura di attività di ristorazione e intrattenimento da estendere in ogni angolo dei tanti, suggestivi che lo popolano nella sua interezza, ivi compresi i nuclei dei quartieri storici che attualmente, restando isolati, rimangono assimilabili a 'zone-dormitorio' e che meritano di ritrovare la vitalità che non hanno mai veramente avuto, in quanto luoghi in cui è ovviamente dislocata la sovrabbondanza di attrazioni turistiche.

Non ultima, e passibile di incentivazione alla  realizzazione ad enorme beneficio turistico, risulta essere l'iniziativa del cosiddetto 'albergo diffuso', esperienza lodevole e già in corso di sperimentazione a Piazza Armerina, che costituendo una valida alternativa all'albergo tradizionale, offre al turista la possibilità di soggiornare in appartamenti sparsi per la città (da qui la denominazione 'diffuso'), riservandogli di ammirarla da prospettive diverse ogni volta. Lungi dalle soluzioni a beneficio turistico che renderebbero Piazza apprezzabile come ben merita e che coinvolgerebbero, attirandolo piacevolmente, il cittadino restio ad uscire di casa, che nel tempo libero, assaporerebbe quella novità di trasformarsi in un turista nella propria città, nonché in un 'cacciatore' curioso alla scoperta di una bellezza rimasta sopita per troppo tempo, la realtà dei fatti appare ben diversa agli occhi dei molti, resa scabrosa da
una rete stradale degna dei migliori relitti di archeologia urbana, da una mancanza
generale di decoro urbano tipico di una raccolta differenziata che non fa la differenza.

Un tutt'uno vagamente desolante che non fa altro che spegnere Piazza  Armerina, come simbolicamente si è spenta la superba cupola della sua maestosa Basilica, che da qualche giorno, troneggia, avvolta in un buio quasi annunciatore di un funesto presagio, sulle teste dei piazzesi, i quali, volgendole lo sguardo, non possono non restare indignati e sgomenti nell'ammirare quella che è la rappresentazione del 'volto tumefatto' e provato di un'intera città, resa sempre più simile a una donna ammaliante che resta in disparte, e alla quale nessun uomo sembra voler concedere la 'chance di un ballo'.

Ambra Taormina

 



 

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