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14/11/2016 - 09:43:58

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PARTITO DEMOCRATICO: MAURO DI CARLO RISPONDE ALL'EDITORIALE DEL NOSTRO DIRETTORE CARMELO NIGRELLI

L'area Renzi e' stata un'idea che ha accomunato quanti abbiano creduto che si potesse promuovere un autentico processo di rinnovamento all'interno del partito democratico e nel Paese.


Partito Democratico: Mauro Di carlo risponde all'editoriale del nostro direttore Carmelo Nigrelli Pubblichiamo la replica di Mauro Di Carlo, coordinatore del circolo BigBang di Piazza Armerina, all’editoriale “Il Sindaco, i democrenziani, il Senatore. Storia e agonia del partito democratico piazzese”.
Il testo inviato presentava all’inizio alcune frasi che ho ritenuto offensive nei miei confronti e non attinenti alle tematiche poste e che sono state, pertanto, cassate avvisando preventivamente l’autore.
Dalla nota di Di Carlo si evince come fatti, percezione dei fatti e narrazione dei fatti siano cose diverse. A riguardo inviterei a leggere un bel romanzo di Jules Barnes “Il senso di una fine” che, più di qualunque trattato filosofico, ci pone davanti a una questione: siamo sicuri che certe cose siano realmente accadute, o forse è solo il modo in cui ce le ricordiamo e ce le raccontiamo?
In effetti nella replica si fa riferimento a fatti diversi da quelli riferiti nell’editoriale per costruire una narrazione funzionale alla posizione espressa. In relazione ai contatti avuti con l’amministrazione la nota conferma implicitamente quanto affermato nell’editoriale. Infatti Di Carlo afferma che « Al Sindaco, una volta sdoganato dal Commissario On. Carbone, si chiese (io, a differenza tua, riferisco circostanze di cui ho percezione diretta e non de relato) di sforzarsi di promuovere un confronto autentico all’interno del Partito (del partito tutto, non dell’Area Renzi), quale pre-condizione, cui avrebbe dovuto seguire una prova di totale discontinuità rispetto al percorso politico-amministrativo fino allora da egli seguito».
A parte il fatto che se io fossi il sindaco mi offenderei per quel “sdoganato”, faccio presente che Di Carlo (che afferma di averne conoscenza diretta, cioè di avere partecipato a quelle riunioni) e gli altri esponenti del suo gruppo non hanno rinnovato la tessera del Pd già in occasione dell’ultimo tesseramento (2015), dunque non avrebbero potuto partecipare ad alcuna riunione per nome e conto del Pd.Il resto si commenta da sé

Fausto Carmelo Nigrelli

La replica di Mauro Di Carlo
A PROPOSITO DI AREA RENZI, PD ED ALTRE STORIE..


Egregio Direttore


sono sicuro mi concederai una breve replica all’editoriale a tua firma comparso sabato 12 novembre sul tuo giornale, dal titolo “Il Sindaco, i democrenziani, il Senatore. Storia e agonia del partito democratico piazzese”. Andiamo al merito delle accuse che muovi.L'area Renzi e' stata un'idea che ha accomunato quanti abbiano creduto che si potesse promuovere un autentico processo di rinnovamento all'interno del partito democratico e nel Paese.La segreteria di Ilenia Adamo fu, indubbiamente, espressione di quell’idea.


Alla sua elezione contribuimmo, infatti, in maniera determinante, tutti coloro che allora vi si riconoscevano.Tutti sappiamo come andò. Il circolo si divise in occasione della scelta sui consorzi, tra i fautori dell’ingresso di Piazza nell’orbita catanese e coloro che ritenevano si trattasse di una scelta azzardata, da scongiurare.Certamente ricorderai le riunioni e gli incontri di allora all’interno del circolo.Ricorderai - se non lo ricordassi ci sono fortunatamente decine e decine di testimoni che potrebbero riferire - che la stragrande maggioranza dei partecipanti a quelle assemblee di partito sostennero (a torto o ragione non importa ormai) - la fuoriuscita di Piazza dalla Provincia di Enna.


Fu in quel momento che nella cosiddetta Area Renzi si mostrarono le prime profonde crepe. Ad eccezione tua, del segretario e di pochissimi altri, infatti, tutti propendevamo in quell’Area per la fuoriuscita di Piazza dall’ennese.Ma il problema non consistette nel merito della scelta (ogni scelta era ovviamente legittima) ma nel metodo.Poco prima che il circolo assumesse una posizione ufficiale sulla questione, venne il Senatore Crisafulli a tentare di imporre il suo diktat: il Pd di Piazza, ci disse - anzi ci intimò - voterà no alla fuoriuscita di Piazza da Enna. Punto e basta.Mossa improvvida e controproducente, che ebbe l’unico effetto di rendere ancora più convinti e determinati noi promotori del sì al referendum.Chi, come te, rifiutava l’idea della maggioranza, ne aveva fatto, nel frattempo - sbagliando -, una questione esiziale.


Il segretario di allora si rifiutò di firmare il comunicato stampa con il quale veniva resa pubblica la posizione del circolo, dimenticando quale fosse il suo ruolo, di garante di tutti e non di garante tua o di sé stessa.Iniziarono i dissapori, che divennero irreversibili quando con una manovra - quella sì democrenziana - tu e il segretario provocaste un cambio della maggioranza che governava il direttivo di circolo, abbandonando l’Area Renzi e abbracciando l’area crisafulliana del pd locale, ivi compresa quella parte che si era contrapposta al segretario in occasione della sua elezione.Nel frattempo l’Area Renzi in Provincia boccheggiava. I maligni sostengono - ma io non li ho mai ascoltati - che quell’area non avrebbe mai potuto crescere con te alla guida, per le stesse ragioni confessate da Pietrangelo Buttafuoco nel suo “Buttanissima Sicilia”: tu eri “il candidato ideale” del Senatore Crisafulli alla segretaria provinciale.Poi arrivarono altri ad intestarsi la battaglia dell’Area Renzi contro Crisafulli.


Tu ti defilasti, complice anche - immagino - un non semplice rapporto con i dirigenti renziani in Sicilia, che già prima di allora ti aveva indotto a dimetterti da componente dell’assemblea nazionale (ovviamente, come tuo costume, senza minimamente confrontarti, in merito a quella scelta, con chi aveva contribuito a che tu potessi diventarlo). Tralascio, per non tediare ulteriormente nessuno, tutta la tragicomica vicenda che riguardò la candidatura del Senatore Crisafulli alla sindacatura di Enna, nella quale tu ed il segretario ormai dimissionario difendeste a spada tratta il Senatore e l’Area Renzi, invece, ne stigmatizzò la scelta di candidarsi con un simbolo diverso da quello del Pd.


E arriviamo ai giorni nostri. Non so a chi o cosa tu ti riferisca quando affermi l’esistenza di una “corrente “democrenziana” che aveva come obiettivo solo il ritorno nel più breve tempo possibile al potere, a qualunque costo, dunque, anche al costo di sacrificare la natura e i valori del Pd, cercando incessantemente, con il cappello in mano, di ottenere dall’attuale sindaco, un assessorato, un posticino di sottogoverno, uno strapuntino, un qualunque spazietto che potesse dare l’ebbrezza del potere.”


Di sicuro, però, si tratta, di una vergognosa falsità. Che offende gravemente tutti coloro, me compreso, che – magari con mille errori - praticano l’impegno politico senza nulla chiedere né mai aver chiesto, e con l’unica idea di cercar di contribuire, per quel poco che si può, a migliorare le sorti del Pd e della città. Mai nessuno ha chiesto all’attuale sindaco alcunché, né mai si è svolta alcuna trattativa in questo senso. Al Sindaco, una volta sdoganato dal Commissario On. Carbone, si chiese (io, a differenza tua, riferisco circostanze di cui ho percezione diretta e non de relato) di sforzarsi di promuovere un confronto autentico all’interno del Partito (del partito tutto, non dell’Area Renzi), quale pre-condizione, cui avrebbe dovuto seguire una prova di totale discontinuità rispetto al percorso politico-amministrativo fino allora da egli seguito.


Con la precisazione, esplicita e chiarissima, dell’assoluta indisponibilità di tutti i componenti dell’area Renzi locale a ricoprire ruoli di qualsivoglia tipo, i quali avrebbero dovuto essere destinati, in quell’ottica, ad autorevoli tecnici tratti dalla società civile, nell’interesse unico della città.Non se ne fece nulla, come è sotto gli occhi di tutti. Tant’è che il Pd, di lì a poco, votò compatto la sfiducia al Sindaco.Esattamente il contrario, dunque, di quanto tu affermi, mortificando le basilari regole che impongono al giornalista di verificare gli accadimenti, compulsando chi ne è stato protagonista e non dando credito alle voci di cortile, sol perché sono quelle che più ti aggradano. Con riguardo alla recente doppia visita, ad Enna e Piazza, del sottosegretario Davide Faraone, dico solo che quanto è accaduto è sotto gli occhi di tutti, ognuno se ne farà un’idea ed ognuno deciderà quale percorso conseguente intraprendere o meno.  

Con immutata stima
Mauro Di Carlo





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