UDC - IL GIUDICE: LOGO E NOME NON SONO STATI UTILIZZATI ILLEGGITTIMAMENTE DALL'AVV.DI DIO DATOLA
La prima sezione del tribunale civile di Roma ha dato ragione alll'ex responsabile provinciale dell'Unione di Centro.
Si è conclusa nei giorni scorsi una vicenda che ha visto il responsabile provinciale dell’UDC , avv. Marco Di Dio Datola e altri esponenti regionali, oggi transitati al gruppo Centristi per la Sicilia, citati in giudizio, attraverso un ricorso cautelare d’urgenza, dal segretario nazionale dell’Unione di Centro Lorenzo Cesa per indebito utilizzo del nome e del logo del partito. Nell’udienza di giorno 23 novembre della prima sezione civile del Tribunale di Roma il giudice ha accertato che l’avvocato Marco Di Dio Datola e gli altri esponenti del partito, difesi dagli avvocati Melania Paternicò e Massimiliano Casadei, non avevano utilizzato i simboli oggetto del giudizio. Il segretario nazionale, Lorenzo Cesa, aveva sostenuto che i loro utilizzo da parte dell’ex responsabile provinciale del partito avrebbe potuto ingenerare confusione negli elettori vista la sua nuova collocazione politica e l’approssimarsi del voto referendario e aveva contestualmente chiesto la condanna al divieto dell’utilizzo del logo e del nome nonché la pubblicazione della sentenza sui quotidiani nazionali. Tali regioni e le relative richieste di condanne sono state respinte del giudice che con la sentenza, come detto, ha dato ragione all’avvocato Marco Di Dio Datola.
Si è conclusa nei giorni scorsi una vicenda che ha visto il responsabile provinciale dell’UDC , avv. Marco Di Dio Datola e altri esponenti regionali, oggi transitati al gruppo Centristi per la Sicilia, citati in giudizio, attraverso un ricorso cautelare d’urgenza, dal segretario nazionale dell’Unione di Centro Lorenzo Cesa per indebito utilizzo del nome e del logo del partito. Nell’udienza di giorno 23 novembre della prima sezione civile del Tribunale di Roma il giudice ha accertato che l’avvocato Marco Di Dio Datola e gli altri esponenti del partito, difesi dagli avvocati Melania Paternicò e Massimiliano Casadei, non avevano utilizzato i simboli oggetto del giudizio. Il segretario nazionale, Lorenzo Cesa, aveva sostenuto che i loro utilizzo da parte dell’ex responsabile provinciale del partito avrebbe potuto ingenerare confusione negli elettori vista la sua nuova collocazione politica e l’approssimarsi del voto referendario e aveva contestualmente chiesto la condanna al divieto dell’utilizzo del logo e del nome nonché la pubblicazione della sentenza sui quotidiani nazionali. Tali regioni e le relative richieste di condanne sono state respinte del giudice che con la sentenza, come detto, ha dato ragione all’avvocato Marco Di Dio Datola.
