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21/12/2016 - 09:55:06

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MISTERI BUFFI. IL LIBRO DI PRESTIFILIPPO E VENTURINO AIUTA A CAPIRE ANCHE LA CRISI DI ROMA.

Il volume racconta la vicenda del parlamentare regionale siciliano, dalla sua inaspettata elezione all’espulsione dal Movimento fino all’approdo nel Partito socialista


Misteri Buffi. Il libro di Prestifilippo e Venturino aiuta a capire anche la crisi di Roma. Per comprendere il contesto in cui è nato il “caso Roma” all’interno del Movimento Cinque Stelle e come è possibile che in un soggetto politico apparentemente attentissimo ai comportamenti anche più personali e marginali dei suoi rappresentanti, raggiungessero i massimi livelli decisionali personaggi discutibili e discussi come Raffaele Marra, può essere d’aiuto la lettura di un agile e leggibilissimo libretto appena uscito per i tipi dell’editore romano Ponte Sisto. Si tratta di “Misteri Buffi. Il movimento Cinque stelle raccontato dal primo grillino pentito”, scritto a quattro mani da Antonio Venturino, vice presidente vicario dell’Assemblea Regionale Siciliana e Concetto Prestifilippo, giornalista free lance e collaboratore di Repubblica.

Il volume racconta la vicenda del parlamentare regionale siciliano, dalla sua inaspettata elezione all’espulsione dal Movimento fino all’approdo nel Partito socialista: dal movimento che vuole seppellire i partiti alla più longeva organizzazione politica italiana.

Non sembri un paradosso il richiamo alle vicende capitoline: ciò che si legge nelle pagine del libro può essere assolutamente analogo a quanto è accaduto a Roma con la sostanziale differenza che nel 2012 nessuno pensava ai grillini come forza politica che potesse governare in Sicilia, anzi per i più era un movimento tra il folklorico e il dadaista destinato a durare l’éspace d’un matin. Quando si sono svolte le elezioni comunali a Roma, invece, il Movimento era già predestinato a governare («c’è un complotto per farci vincere», diceva la senatrice Taverna) e, dunque, le forze oscure degli affari romani avevano avuto il tempo di infiltrarsi come si deve. 

Venturino, con i suoi racconti raccolti e sintetizzati magistralmente da Prestifilippo, attraversa la vicenda e la offre al lettore come una specie di Forrest Gump che, al contrario del personaggio del romanzo di Winston Groom portato sui grandi schermi da Robert Zemeckis con la faccia di Tom Hanks, è tutt’altro che stupido e, pur trovandosi, in un susseguirsi di casi fortunati che si inanellano, a partire dalla rocambolesca candidatura accettata «per ammazzare il tempo», in luoghi e in ruoli per i quali non era preparato, cerca di imparare e utilizzare al meglio le occasioni.
Anche se tantissime volte nel libro, quasi ascoltando un sospiro, si leggono frasi come «e ora che faccio?», «cosa ci faccio qui» o «anche quella volta sono stato tentato dal mollare tutto» che fanno seguito ad analoghe perplessità che affliggevano Venturino nella sua precedente e altrettanto imprevista esperienza inglese (dieci anni di vita in GB facendo l’attore tra teatri e università raccontati nelle prime pagine del volumetto), tuttavia a emergere sono alcuni aspetti che fanno riflettere su cosa sarebbe potuto diventare il Movimento almeno in Sicilia.

Dal dibattito precedente all’elezione al Senato di Pietro Grasso, per la quale Venturino sosteneva un ruolo attivo del gruppo parlamentare grillino; alla vicenda del Muos in cui – come amaramente ricorda – «l’oggetto del contendere non era la base americana. Il problema non era il Muos. Il problema centrale del dibattito era l’auto di servizio, la mitica auto blu»; al mancato sostegno al governo Crocetta, la sensazione è quella di grandi occasioni perse a causa di una rigidità nata soprattutto dalla paura, dall’inesperienza, della sprovvedutezza e dal fanatismo che paura, inesperienza e sprovvedutezza nascondeva.
Con la sua esperienza nell’ufficio che guida il Parlamento siciliano, Venturino ha preso atto che «l’attitudine al potere, al governo, necessita di adeguata preparazione». E qui vengono subito in mente le esperienze di tanti sindaci eletti dal M5S, da quello di Bagheria a quello di Gela, partendo da Pizzarotti a Parma per giungere alla Raggi di Roma. Il passaggio dalla fase della protesta fanatica, urlata, rabbiosa al governo ha prodotto buone pratiche quando si è registrato un bagno di umiltà e di realismo (Pizzarotti sull’inceneritore a Parma,  Messinese sull’Eni a Gela), situazioni incolori o dannose per le comunità quando si è preteso di governare con la stessa rigidità, casi devastanti quando ha supplito l’inesperienza con l’aiuto dei vecchi faccendieri come a Roma. (Questo è ciò che appare essere caratteristico del movimento nel 2012 in Sicilia e oggi a Roma: l’inesperienza, il dilettantismo, l’approssimazione che nella Capitale sono diventati la porta per la corruzione e rischiano di diventarlo in tanti altri casi e, forse, domani lo potrebbero al governo nazionale) In questo quadro Venturino disvela un Movimento che da un lato ha una larga base di elettori che riversano le loro speranze di cittadini su poteri taumaturgici, ma dall’altro, dietro gli slogan urlati mostra sempre più spesso una realtà diversa e nascosta (il costo esorbitante del Gruppo parlamentare regionale imbottito di parenti e amici, l’assenza di democrazia reale interna).

Sono tanti i fatti e i personaggi raccontati nel libro e numerose le riflessioni, ma una sembra emergere con maggiore rilevanza in questi giorni di via crucis romana dei grillini. Alla fine un movimento va bene quando deve contestare, ma quando deve governare non può che trasformarsi in una organizzazione diversa, la si chiami partito (e questa è la scelta finale di Venturino che aderendo al partito socialista compie una traiettoria tutt’altro che scontata all’inizio) o con un altro modo, un’altra forma non esiste (e d’altra parte c’è differenza tra quello che sta diventando Luigi Di Maio e il giovane Forlani degli anni 50 e 60?). E l’alternativa sono pratiche che con la democrazia hanno poco a che fare come il commissariamento della Raggi, i contratti con penali imposti agli eletti, le condanne mediatiche. 

Un’ultima notazione sulla scrittura, risultato del lavoro di cesello di Concetto Prestifilippo. Nonostante il libro attraversi quattro anni della recente storia siciliana, affrontando temi di grande rilevanza, si legge con grandissima leggerezza, scorre piacevolmente consentendo in tre ore di giungere alla pagina conclusiva. La presenza del giornalista non si fa mai invadenza, ma accompagnamento indispensabile per la cifra di un racconto che merita di essere letto. Soprattutto in questi giorni.

Carmelo Nigrelli



 

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