.

18/01/2017 - 10:42:31

StartNews.it

 

IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO E LE FABBRICHE DI DEBITI

Solo un serio cambio nei comportamenti dei nostri governanti di turno potrà valutare seriamente questo annoso problema


Il debito pubblico italiano e le fabbriche di debiti IL DEBITO PUBBLICO

L’Europa con la sua ben nota puntualità ha notificato all’Italia lo sfondamento  del rapporto deficit / pil , che rappresenta per il nostro Paese l’affannosa ricerca di un’ entrata di circa 3.500 miliardi  di euro, o di una riduzione di spesa di uguale importo, dal momento che il Fondo Monetario ha ridotto le stime  previste dal patto di stabilità ed ha fissato la data del 1° febbraio entro la quale si dovranno dare precise assicurazioni.
Da parte del Governo, per bocca sia del Ministro Padoan che del Presidente del Consiglio Gentiloni, è stato assicurato che non ci sarà alcuna “manovrins”.
Mi ha sorpreso che nel corso delle sue dichiarazioni il Ministro Padoan ha anche considerato come concausa che “ le condizioni di mercato non ci hanno permesso di completare il programma di privatizzazioni”.
Il  problema delle privatizzazioni, della eliminazione delle numerose inutili e dannose società partecipate e dell’alienazione dell’immenso abbandonato e mal gestito patrimonio immobiliare, sono problemi che si trascinano da decenni.
E’ mancata, e continua a mancare, la volontà  e la capacità politica di affrontare in modo serio questi problemi.
Da oltre tre anni, il 7 settembre 2013, in una mia nota pubblicata  su questa testata giornalistica e  riportata  alla pag. 87 del mio libro “ Cronaca e riflessioni sulla politica italiana”, a commento della seguente dichiarazione fatta dal Presidente dell’Antitrust prof. Pitruzzella  “ prima di pensare a vendere quote di società pubbliche, come ENI e ENEL, sarebbe più opportuno concentrare l’attenzione sulle dismissioni dell’enorme patrimonio pubblico” avevo fatto  queste considerazioni:
“Il Prof. Pitruzzella sa bene che il problema delle dismissioni di quote di società e di beni immobili si trascina da tempo, sempre promesso dai Governi in carica che si sono succeduti negli ultimi venti anni, ma mai realizzato. Non è stato realizzato quando sia  le quotazioni di borsa dei titolo ENI e ENEL, che le valutazioni degli immobili, erano di gran lunga migliori di quelle realizzabili oggi. Nella stessa nota suggerivo la possibilità di creare un fondo nel quale conferire sia le partecipazioni azionarie, che l’immenso patrimonio immobiliare. Interessare gli Istituti di Credito e le loro fondazioni, i grandi gruppi assicurativi e le grandi finanziarie di  a sottoscrivere  il capitale che, con le valutazioni correnti è stato valutato circa 500mila miliardi di euto.
I sottoscrittori potrebbero trarne  notevole profitto nel medio termine, dal momento che le prospettive di superamento dell’attuale crisi migliorerà di molto i relativi valori di carico, e lo Stato potrebbe ridurre del 25% il suo debito, valutato allora circa 2/milioni di miliardi di euro.”


Con altre mie note, sempre pubblicate su questa stessa testata, ho sottolineato i risultati dell’esame  fatto su molte delle società partecipate e delle municipalizzate, la maggior parte delle quali, per non dire la quasi totalità, non solo non realizzavano gli scopi per i quali erano state costituite, ma rappresentavano vere e proprie fabbriche di debiti.
Il 12 febbraio 2016, quando la stampa, trattando del “sacco” di Roma, portò a conoscenza della pubblica opinione come veniva gestito l’immenso patrimonio immobiliare della Capitale (immobili dati in comodato gratuito, appartamenti di lusso affittati per pochi euro al mese, appartamenti occupati arbitrariamente etc), nella mia nota dal titolo “Debito pubblico e crisi finanziaria”, pubblicato come sempre da questa testata e trasmesso anche al Ministro delle Finanze  Padoan, così scrivevo: “I fatti portati a conoscenza in questi giorni sull’affittopoli di Roma, ci spiegano il vero motivo per cui la cessione dell’ingente patrimonio immobiliare risulta una operazione piuttosto difficile.
Solo un serio cambio nei comportamenti dei nostri governanti di turno potrà valutare seriamente questo annoso problema, la cui soluzione farebbe diminuire sensibilmente il nostro debito pubblico ed eviterebbe all’Italia il continuo, e a volte molto interessato, richiamo da parte degli organismi europei.

angiolo alerci



 

   Iscriviti alla nostra Mailing List

>

StartNews.it
Blog
sede:  Piazza Armerina
email: info@startnews.it