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28/01/2017 - 07:17:12

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ELEZIONI PER LA CAMERA DEI DEPUTATI: UNA SIMULAZIONE PER LA SICILIA CENTRALE

Una riflessione sulle conseguenze della sentenza della Corte costituzionale relativa all’Italicum. C'è il rischio di allontanare di nuovo i cittadini dal voto


Elezioni per la Camera dei deputati: una simulazione per la Sicilia centrale Il sabato del Villaggio
Carmelo Nigrelli
 

Questa settimana è opportuno dedicare qualche minuto di riflessione alle conseguenze della sentenza della Corte costituzionale relativa all’Italicum, la legge elettorale imposta da Matteo Renzi ponendo la fiducia in parlamento, annunciata come la legge che avrebbero copiato tutti in Europa e come estensione del sistema di elezione dei sindaci grazie al ballottaggio e sonoramente bocciata dalla suprema Corte.

Oggi si potrebbe già andare a votare perché il sistema elettorale della Camera è coerente con quello del Senato.
Si andrebbe votare con il sistema proporzionale (quello della Prima repubblica) che aveva generato 40 anni di governi di coalizione (ricordate il pentapartito?). Secondo Michele Ainis, su Repubblica, il nuovo parlamento eletto con il sistema proporzionale potrebbe finalmente fare la vera riforma della Costituzione perché il sistema proporzionale è il più adeguato a una fase costituente. Ne ho parlato con il mio amico e collega Edoardo Raffiotta, che seguiva tutto dal Messico, il quale non condivide poiché le uniche riforma significative alla Costituzione sono state fatte dopo il 1999, sempre e solo con il sistema maggioritario. Secondo me ha ragione Edoardo. 

In realtà credo che i cittadini della Costituzione per un po’ non vorranno sentire parlare avendo appena deciso a larga maggioranza che va bene così come è. E sarebbe un bene, in modo che il nuovo Governo possa concentrarsi sui loro problemi che si continuano ad aggravare giorno dopo giorno.

Ma i cittadini del centro della Sicilia hanno chiaro cosa succede qui con questa legge elettorale? Non lo so, dunque offro questo servizio.

In base alla nuova legge elettorale l’Italia è divisa in 100 collegi plurinominali raggruppati in 20 circoscrizioni elettorali (una per regione) in cui vanno presentate le liste dei candidati.
Ogni collegio è costituito in media da intorno ai 582 mila abitanti.
La Sicilia è suddivisa in 9 collegi plurinominali che leggono 52 deputati. Quello che riguarda il centro della Sicilia (si chiama Sicilia 6) comprende per intero le provincie di Caltanissetta ed Enna (42 comuni in totale) che, insieme, non raggiungono i 450 mila abitanti, due terzi del solo comune di Palermo. A questo territorio si assegnano 4 seggi.
Ogni partito, dunque, in questo collegio dovrà presentare una lista di 4 nomi, due uomini e due donne per la norma sulla parità di genere.
Alle Politiche 2013 in provincia di Caltanissetta il PD prese il 19%, il PDL il 24,4%, M5S il 36,6%. Nella provincia di Enna, invece, il Pd il 22,4%, il PDL il 21,6% e M5S il 30,3%. In quattro anni, però, molte cose sono cambiate: il PDL si è quasi dissolto, il Pd in queste province è particolarmente squassato, M5S ha perso il sindaco di Gela, ma verosimilmente è cresciuto ulteriormente. La maggior parte degli altri simboli presentati nel 2013, non esiste più o quasi.
È verosimile, pertanto, che M5S e PD riescano a eleggere un deputato. E poi?
A Caltanissetta votarono 135 mila elettori, a Enna 94500 elettori. Ciò vuol dire che per avere un quoziente pieno, se votassero lo stesso numero di elettori, ci vorranno circa 57 mila voti. Nel 2013 M5S ne prese quasi 75 mila, il Pd ne prese 45 mila. Dunque i grillini prenderebbero il deputato con il quoziente pieno, il Pd con il resto maggiore, mentre terzo e quarto dovranno fare i conti con il resto del M5S che, con i dati del 2013, sarebbe di 18 mila voti. In altre parole se due liste prendessero più di 18 mila voti, eleggerebbero un loro candidato, in caso contrario scatterebbe il secondo grillino. Se, come penso, M5S prenderà più voti, allora la possibilità di un secondo parlamentare stellato sarà più alta.
Su quali potranno essere al momento le altre due liste che potrebbero eleggere il secondo deputato c’è il buio più assoluto, ma è verosimile che uno appartenga al centro destra e uno possa essere o di centro o di una sinistra nuovamente organizzata nel campo di Pisapia.
In ogni caso (tranne nel caso di due eletti M5S) sarà eletto un solo un deputato per lista.
Cosa significa?  Che Caltanissetta ed Enna potrebbero non avere alcun deputato eletto con le preferenze. Sembra assurdo, ma è così. 
La legge, infatti, prevede che il capolista sia bloccato, cioè che il primo eletto della lista sia comunque il capolista. Se dovessero essere eletti deputati di 4 liste, sarebbero 4 nominati e non scelti dagli elettori. Una beffa!
Come si potrebbero comportare i partiti con i capilista? O mettendo una personalità di grande visibilità (Renzi, Di Maio, Berlusconi, per esempio) candidata capolista in altri 9 collegi. Dopo le elezioni un sorteggio deciderebbe di quale collegio il capolista sarebbe deputato. Il secondo della lista avrebbe dunque il 90% di possibilità di essere eletto al posto del capolista. La battaglia tra i tre candidati del territorio sarebbe durissima.
Oppure scegliere già un capolista del territorio (Crocetta, per esempio o Azzurra Cancellieri nel M5S), ma in questo caso non si spingerebbero gli altri candidati a cercare voti.
Un vero rebus, dunque, che rischia, dopo il boom di votanti al referendum, di allontanare di nuovo i cittadini dal voto.

Carmelo Nigrelli



 

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