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04/02/2017 - 18:06:06

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L'ASSALTO FUORI TEMPO MASSIMO AL PD

In attesa di quello che accadrà a Roma e Palermo, situazione politica di stallo a Piazza.


L'assalto fuori tempo massimo al Pd Il Sabato del Villaggio

di Carmelo Nigrelli

Mi perdoneranno i lettori di Startnews se tornerò per la seconda settimana consecutiva sulle conseguenze della bocciatura delle «legge elettorale che tutti ci copieranno» da parte della Corte costituzionale. In effetti però, il combinato disposto tra cancellazione del ballottaggio e cancellazione della riforma costituzionale sancita dai cittadini con il referendum del 4 dicembre ha stravolto il quadro politico nazionale e probabilmente ha cambiato anche le prospettive nelle regioni e nelle città.

Non si tratta di cose di poco conto, dal momento che nei prossimi 18 mesi saremo chiamati a votare certamente per le regionali (a ottobre o, meno probabilmente, a giugno), per le politiche ad aprile 2018 o, forse, nel 2017 e per le comunali (a giugno 2018). Inoltre, se la Regione riuscirà ad avere la deroga alla Delrio da parte del Governo di Roma, dovremo votare anche per i Presidenti dei Consorzi dei comuni.

Sul piano nazionale i primi risultati di questo doppio uppercut a Renzi emergono dai sondaggi esaminati da Ilvo Diamanti su Repubblica: il Pd torna sotto il 30%, i grillini perdono il 2% e scendono sotto il 27%, crescono i partiti estremisti (Lega e Fratelli d’Italia) da un lato e la sinistra dall’altro. Oltre il 60% degli elettori, ci informa Diamanti, credono che si arriverà alla scissione nel PD e addirittura la stessa percentuale di elettori democratici è convinta che la separazione sia ormai inevitabile, se non auspicabile.

In questo momento di grande confusione, tra l’altro, non si vede un solo segretario nazionale di partito capace di pensare alle necessità dell’Italia e non al futuro del proprio partito o personale.
In Sicilia – che già da anni vive in uno stato di marasma e di coma politico – la situazione è anche più grave. Crocetta agli sgoccioli del suo infausto mandato presidenziale, si inventa un’altra scatola magica come quella che annientò nel 2013 una decina di amministrazioni locali di sinistra in città importanti e che, però, garantì al boss dell’antimafia, non più candidabile nel Pd, un altro giro di giostra nel Senato della Repubblica. Ora con un nuovo simbolo scopiazzato da quello dei grillini e un nome scopiazzato da Renzi, Crocetta butta sul piatto della bilancia quel po’ di clientela – soprattutto nel campo della sanità – che è riuscito a consolidare in modo da garantirsi la ricandidatura alla Presidenza. Sa benissimo che non potrà nulla contro la resistibile ascesa di Cancellieri e del M5S, ma cercherà di farsi ricandidare dal Pd e di arrivare secondo per garantirsi altri 5 anni all’Assemblea regionale, magari per potersi ricandidare, dopo, alle europee.
In provincia (anzi, nella ex-provincia) di Enna Mirello Crisafulli si è avvicinato a Faraone in occasione del referendum, ma è in attesa di sapere cosa farà il suo leader, D’Alema,  (in una intervista su Livesicilia ha affermato: «sono dalemiano da sempre. Massimo è il migliore»). Mario Alloro, neo commissario del Pd di Piazza, ha in tasca la ricandidatura all’ARS forse in tandem con Luisa Lantieri (che poi potrebbe riprovarci alle politiche) e Antonio Venturino verosimilmente affronterà una ricandidatura platonica d’ufficio. All’orizzonte non si vede altro.

In provincia, come a Piazza, la vera incognita è data dai grillini che hanno in tasca numeri che li porterebbero a vincere, ma dei quali non si vede ancora un vero leader. Appare strano, peraltro, che nelle ultime settimane gli interventi dei pentastellati piazzesi si siano sensibilmente ridotti, in un momento in cui, invece, la sempre boccheggiante amministrazione locale è ancora più grigia del solito. Chissà, forse si stanno preparando al rush finale …
Le uniche novità che potrebbero esserci in ambito locale dobbiamo aspettarcele dall’imminente congresso dei partito democratico. O di quello che ne è restato. Una parte di coloro che si schierarono con Renzi fin dal 2012 non riconfermerà il tesseramento, un’altra parte – che ha continuato a definirsi renziana e ad agire in nome e per conto di quell’area, non si era iscritta già nel 2015 e dovrà decidere se rientrare o no. Il sindaco e i suoi accoliti, che si dichiarano del Pd da tempo, ma non hanno mai avuto concessa la tessera potranno chiedere di entrare. Sono certamente dentro i cosiddetti bersaniani e la giovanile che potrebbe essere l’àncora di salvezza dei democratici se riuscisse a prendere il controllo del partito.
In questo quadro in cui il Pd locale è diventato contendibile, nelle segrete stanze della politica piazzese si sta preparando l’assalto al simbolo da parte della cerchia ristretta che, per il momento, si è coalizzata attorno al sindaco. Non è facile fare previsioni.

Ma il tempo non è una variabile indipendente e quello che è accaduto a livello nazionale e che potrebbe accadere se si arrivasse a una scissione, di fatto depotenzia enormemente l’assalto alla fortezza, anzi al fortino, anzi all’accampamento democratico. Se fosse riuscito due anni fa era una cosa, adesso è ben altra. In un quadro in cui il Pd verrà certamente travolto a livello regionale e attraverserà un periodo di grande sofferenza a quello nazionale, la possibile, ma difficile conquista da parte degli ascari degli attuali amministratori, sarà come le conquiste dei francesi di Napoleone nel 1812 o dei nazisti nel 1941 in terra di Russia: occupazione di città vuote, di campi abbandonati. Priva di valore. E non produrrà vantaggi, ruoli, prebende, tutto ciò che agli ascari interessa

 Carmelo Nigrelli



 

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