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24/02/2017 - 08:56:23

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L'OLIO E LA VERITA' TORNANO A GALLA

È indispensabile scendere dalla giostra, smetterla di girare a vuoto attorno alle chiacchiere da imbonitore del Capo e riprendere un cammino da troppo tempo abbandonato.


L'olio e la verita' tornano a galla Controcanto era stato facile profeta quando, già alcune settimane fa, aveva previsto e, a onor del vero, anche guardato con favore alla scissione, nella piena consapevolezza che questo PD  non aveva più nulla da dire a sinistra (ammesso che ne avesse mai avuto con Renzi segretario). Un partito che non è più definibile, non ha una cultura politica adeguata (o non l’ha affatto), non suscita più alcun entusiasmo, alcun sentimento, non ha più una base vera di iscritti, è ridotto a una struttura piramidale in cui conta solo  la sommità. 

È indispensabile scendere dalla giostra, smetterla di girare a vuoto attorno alle chiacchiere da imbonitore del Capo e riprendere un cammino da troppo tempo abbandonato. 
È giunto il momento che il popolo di sinistra si riappropri dei propri ideali, di ricostruire un partito che sappia parlare ai milioni di elettori che l’hanno abbandonato, a quella gente che pure aveva creduto a quel sogno ulivista che l’avvento di Renzi ha ridotto a  un miserabile miraggio. 

Quasi tutte le leggi più controverse degli "indimenticabili" 1000 giorni di governo renziano sono state approvate con il ricatto del voto di fiducia, esautorando di fatto il parlamento della sua funzione democratica. 
O così o cade il governo e tutti a casa! 
La responsabilità di gran parte del largo gruppo dirigente del PD è nell'aver consentito la scalata del partito a un bulletto egocentrico, privo di ogni fondamentale per potere essere considerato un vero leader di sinistra, responsabilità assolutamente larga e diffusa a ogni livello politico e istituzionale. 


Quella pletora di "mezze calzette" che, dopo le dimissioni di Bersani  (anche grazie ai 101 traditori tra i parlamentari PD ... e non furono un caso!) nell'arco di 48 ore da suoi sostenitori salirono sul carro del vincitore senza batter ciglio, la dice molto lunga sullo spessore culturale, politico,  morale e la coerenza di questa classe dirigente di centrosinistra. 
Se questo era il quadro non poteva non avvenire una reale svolta a sinistra, la scissione quale unica  ancora di salvezza! E per la legge del contrappasso ben venga anche la "rottamazione non renziana" con l'eliminazione di tutti i "voltagabbana" presenti in ogni luogo in cui il PD è presente. 


Premesso che, come si è visto nel caso di Roma, le persone stimate e competenti hanno altro da fare, sembra di assistere a una vicenda simile a quella di tante famiglie, nelle quali, per un malinteso senso di libertà, frutto del '68, si è lasciata mano libera ai figli mettendo da parte valori, ideali, limiti, onestà e sostituendoli con successo e soldi. 
Ne parlava Alexis de Tocqueville nell'Ottocento e poi Kelsen nel Novecento. Perfino Violante ha ripreso il concetto prima che fosse accecato dalla voglia di un posto in Corte Costituzionale. 
La democrazia politica di uno Stato, ma anche di un partito deve avere un sistema di poteri e contro poteri tale da garantire le minoranze. Per questo semplice motivo la responsabilità della scissione non può che essere addebitata all'ex premier ed ex segretario del PD. Così come lo scellerato referendum che non poteva non perdere e che di fatto, dopo aver diviso il Paese, ha spaccato il suo (sic!) partito. 
Quando Bersani riconobbe i suoi errori politici dette le dimissioni e il partito ebbe tutto il tempo necessario per il congresso. Adesso il “cotto e mangiato”, efficace metafora bersaniana, non avrebbe potuto che condurre alla scissione. 
E' una questione di democrazia.Un leader bocciato da 19 milioni di italiani semplicemente non può continuare a comandare se non attraverso la dittatura formale della sua maggioranza, stabilendo lui i tempi e i modi della sua successione. 


25 anni fa oggi, con l’arresto di Mario Chiesa ebbe inizio tangentopoli e la conseguente fine della prima Repubblica. 
Il frutto di quella stagione è stato il passaggio dal sistema elettorale proporzionale a un sistema maggioritario che venne sancito con un referendum in cui circa il 95% degli italiani scelse quest'ultimo, condizionato dai mass media che fecero passare la singolare analogia proporzionale = corruzione e maggioritario = onestà. 
Di onestà nello Stato e nella politica italiana nemmeno a parlarne; la corruzione ha continuato il suo corso senza interruzione, ma in compenso gli italiani sono stati governati per 25 anni da un bipolarismo conflittuale e senza senso, le istituzioni democratiche si sono fatte ogni giorno più fragili, lo Stato meno efficiente e le condizioni di vita sono peggiorate. Di conseguenza, e grazie anche a leggi elettorali discutibili che hanno mandato in parlamento deputati nominati dai segretari di partito, la frattura tra politici e società è diventata una voragine. 


Il 4 dicembre 2016 un altro referendum popolare ha sancito la fine della seconda repubblica, il progetto di Renzi è inesorabilmente fallito e la legge elettorale uscita dalla Corte Costituzionale è di fatto un sistema proporzionale. 
Ora, è evidente che alle prossime elezioni almeno 150 dei  400 (su 945) parlamentari del Pd, ottenuti alle elezioni del 2013 con il 26%, dovrà andarsene a casa. Questo dato di fatto forse non è chiaro ai militanti rimasti nel Pd che ingenuamente, con enfasi, si appellano all’unità, ma è chiarissimo a tutti i notabili del partito, a partire da quelli che sciaguratamente hanno agevolato la scalata di Renzi e che oggi hanno un ruolo, non per una popolarità personale, ma in quanto capi di alcuni gruppi di parlamentari (Franceschini, Fassino, Martina, Orfini). Per non parlare di  Orlando che con la sua candidatura si presta a fare lo sparring partner. Non commendevole la canditatura di Emiliano. Questi politici hanno ben compreso che lo statista di Rignano li ha portati sull’orlo del baratro e se potessero riserverebbero a Renzi lo stesso trattamento che hanno applicato agli innocenti Bersani o Letta. Sanno però di non poterlo fare in questo momento perchè sono consapevoli del fatto che se andassero a elezioni senza un “capo carismatico” rischierebbero di prendere una manciata di voti da prefisso telefonico. Hanno insomma bisogno di tempo, di ritardare le elezioni, di tenere legati i peones e sperare che un colpo di fortuna – uno scandalo, un'indagine, un colpo di follia – li sbarazzi di Renzi. Sarebbero ben felici di sostituirlo! Perché questo piano tattico potesse funzionare avrebbero avuto bisogno che il partito democratico restasse unito, ma lo strappo di Bersani, Speranza, Rossi, D’Alema, Epifani, .... (ben tre ex segretari del partito, tra questi), a cui nelle ultime ore pare essersi aggiunto Errani, ha mandato di fatto in frantumi il loro sogno. 

E mentre “il pallottoliere in mano a Roberto Speranza segna quota 50, tra deputati e senatori (37 a Montecitorio e 13 a Palazzo Madama)” e l’ineffabile “ex” pensa di accettare un incarico da docente presso la sede distaccata di un’università americana a Firenze, (Stanford nientemeno!) e propedeuticamente vola in California a studiare non so cosa, i sondaggi di Piepoli danno al nuovo soggetto politico  il 7 %, con un 18%  di potenziale che significherebbe un dieci per cento possibile, non male per essere solo all’inizio. 
Controcanto non può non congratularsi con l'ex “tutto” che da un lato vede la realizzazione del suo sogno  (i “fuori, fuori” urlati alla Leopolda hanno finalmente centrato l'obiettivo) e dall'altro, fortunato com'è,  ha trovato un nuovo lavoro che oggi lo porta negli States e domani lontano dalla politica, speriamo.... 
Complimenti e buon volo “EX”!

Sergio Rossitto



 

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