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26/02/2017 - 08:13:28

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LA STORIA LASTRICATA DI SPINE DELLA LA SINISTRA ITALIANA

Dalla scissione avvenuta nel luglio del 1969 all段nterno del PSIUP di Nenni alla rottamazione programmata


La storia lastricata di spine della la sinistra italiana

La storia della sinistra italiana, dal dopoguerra in poi, è lastricata più  di spine, ( le diverse scissioni).  che di rose, ( i tentativi mal riusciti di riaggregazione).Due in particolare le più importanti: la scissione avvenuta nel luglio del 1969 all’interno del PSIUP di Nenni con la creazione del PSDI di Saragat,   quella del 1991 con la creazione di Rifondazione Comunista, primo Segretario Paolo Ferrero.

La prima avvenne in un particolare momento politico nel quale si erano  create serie  condizioni di ingovernabilità e  determinò un lungo periodo di operosa attività al cosiddetto “Quadripartito” formato dalla D.C., dal PSDI, dal PRI e dal PLI.
La  seconda nel momento in cui il PCI cercava di sganciarsi da Mosca, una parte non condividendo la nuova linea già tracciata da Enrico Berlinguer, che voleva portare il PCI  verso una condizione veramente democratica, creò Rifondazione Comunista.
La scissione operata da Saragat consentì ai governi che si sono succeduti di realizzare il famoso “boom economico”. 
Interessante la dichiarazione di Nenni che in una intervista rilasciata aveva ammesso  “ se Saragat avesse condotto la sua battaglia riformista all’interno del PSIUP, la sua linea sarebbe infine prevalsa”.
Mentre la seconda, pilotata da Bertinotti,  contribuì a creare fin  dall’inizio della formazione del Governo Prodi delle difficoltà, culminate con il ritiro dell’appoggio esterno, mettendolo  in crisi   e sfiduciato alla Camera con 312 favorevoli e 315 contrari.
Le numerose scissioni verificatesi nella sinistra italiana hanno sempre avuto motivazioni ideologiche, non hanno mai considerato l’effetto negativo di cui il cosiddetto proletariato ne ha sempre pagato il maggior peso.
Oggi assistiamo ad una nuova scissione non causata da motivi ideologici,  ma soltanto da una resa dei conti.

La rottamazione programmata, più minacciata che realizzata, ha prodotto un pessimo risultato: ha creato la netta contrapposizione sul piano personale e una difficile gestione all’interno della struttura del Partito.
Un Segretario, veramente autorevole e non autoritario, non avrebbe dovuto tollerare la posizione di D’Alema, Bersani & c. di organizzare, in occasione dell’ ultimo referendum in maniera teatrale con gazebi,  manifestazioni pubbliche contrarie alle decisioni, anche se discutibili sia sul piano della forma che nella sostanza, ma legittimamente deliberate dagli organi di partito.
Senza vestire i panni del “rottamatore” Renzi avrebbe dovuto immediatamente sospendere  coloro i quali all’interno del partito detenevano incarichi di grande responsabilità,  deferirli ai “probiviri” per una seria valutazione del loro comportamento ed adottare i provvedimenti previsti dallo Statuto del partito.
Quanto accaduto successivamente avrebbe avuto un significato ben diverso.
Avere seguito in diretta il dibattito effettuato nell’ultima direzione del partito, dove i “traditori” assenti, e i loro rappresentanti presenti, si sono comportati “ da vincitori” di una battaglia combattuta contro le decisioni legittimamente deliberate dal partito di appartenenza, è stato un momento più buffo che drammatico.
La richiesta di stravolgere il significato di “ democrazia” da parte della minoranza “ o il partito fa quello che chiediamo o ci sarà la scissione” rappresenta la sintesi di una volontà che travalica ogni logica per affermare una valutazione di vendetta.
Ma non tutta la minoranza ha scelto la via della scissione.
Cauti ed interessanti gli interventi di Cuperlo e Fassino.
Emiliano Presidente della Regione Puglia, ed Orlando Ministro della Giustizia, dopo avere lungamente chiarito la loro posizione di minoranza , hanno affermato di restare all’interno del partito per continuare a rappresentare la sinistra e di contrapporre le loro candidature a quella di Renzi in occasione delle prossime primarie in vista del congresso. 
Sembra che si siano ricordati di quanto dichiarò  Nenni dopo la scissione operata da Saragat
Speriamo bene.

Angiolo Alerci



 

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