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14/03/2017 - 07:56:30

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LA CIVILTĀ GIUDAICO-CRISTIANA Č A UN CROCEVIA E NESSUNO SA QUALE DIREZIONE PERCORRERĀ

I Romani nel V sec d.C. si addormentarono padroni del mondo e si svegliarono schiavi di quelli che non molto tempo prima chiamavano barbari


La civiltā giudaico-cristiana č a un crocevia e nessuno sa quale direzione percorrerā Blogico di Paolo Centonze

Un brusco risveglio segna la fine di un sogno o di un incubo, non si sa cosa lo ha provocato ma  succede e le conseguenze sono inevitabili. I Romani nel V sec d.C. si addormentarono padroni del mondo e si svegliarono schiavi di quelli che non molto tempo prima chiamavano barbari. Le civiltà scorrono nel lungo fiume della storia a volte agitando appena le acque, altre provocando dei veri e propri cataclismi. Alcuni anni vengono ricordati per sempre e quello che è appena iniziato sarà di certo uno di quelli. La civiltà giudaico-cristiana è a un crocevia e nessuno sa quale direzione percorrerà. Il secolo scorso abbiamo vissuto dei tentativi di creare alternative al liberalismo che secondo i loro fautori dovevano durare mille anni e segnare la nascita di una civiltà nuova comandata da una razza superiore, adesso con trepidazione attendiamo … e in mezzo scorre il fiume.


Non vi è alcun dubbio che ad agitare le acque ci penseranno le elezioni all'Eliseo. Nessuno sembra vivere questo evento con trepidazione, nessuno crede in uno sconvolgimento e l'intellighenzia  europea si rifugia nella storia per dormire sonni tranquilli. La Francia non è da sempre stata sinonimo di democrazia? Che popolo! Dai tempi della Rivoluzione ha vissuto nell'intento di voler esportare ideali universali, condividerli e renderli fruibili a tutte le popolazioni e sarà così per sempre: senza alcuna esitazione si combatteranno tutti i totalitarismi ed estremismi del mondo. 
A un attento esame però non può sfuggire che il Paese transalpino è anche quello in cui la volontà popolare ha condizionato profondamente la storia della Nazione. I Francesi da sempre partecipano attivamente alla vita sociale e politica della propria nazione manifestando tutto il loro compiacimento o il loro dissenso in modi a volte incontrollabili. Sono i populisti per eccellenza, caldi, sanguigni; per difendere le libertà hanno ghigliottinato re, ucciso nobili e ammazzato preti, cose impensabili nella nobile Inghilterra, nella molle Italia, nell'imperiale Austria e nella pragmatica Germania. 
La storiografia francese più volte ha cercato di limitare l'idea di un'identità nazionale “eterna”. Per esempio uno dei grandi storici del secolo scorso, Fernand Braudel, satiricamente scriveva che l'identità francese nasce non con Giovanna d'Arco o con San Luigi, ma con la ferrovia, è dunque un valore mobile altro che eterno. In un recente volume, una ricerca diretta da Patrick Boucheron, a cui hanno partecipato oltre cento storici, parla di una storia “aperta” che egli stesso definisce una storia delle diversità culturali ed etniche. La Francia, intesa come non una nazione ma come un coacervo di razze che comprendono anche tutti gli abitanti delle ex-colonie, viene inserita in un contesto mediterraneo nell'epoca romana, in un contesto centro europeo dal Cinquecento in poi che diventa mondiale dal XIX secolo. Anzi la vocazione di leader mondiale resta intatta ancora oggi seppur gli Inglesi abbiano culturalmente scalzato la Francia dal primato per via di una lingua universalmente riconosciuta. 

Questo che, a primo acchito, sembra un discorso accademico, non lo è. Nei Paesi occidentali si vive di un dualismo sempre crescente, scrive Alain Touraine, che porta solo una parte della popolazione a partecipare attivamente alla vita economica e sociale. La società post-globale ha creato una società transnazionale che alcuni vivono come un'opportunità, altri invece come un’ulteriore esclusione. Gli esclusi in Francia sono la maggioranza, vivono nelle banlieues, non si riconoscono né nelle posizioni di Benoit Hannon  né in quelle di Francois Fillon che, seppur estremisti nella loro identità (il primo è tornato a parlare di politiche di sinistra, mentre il secondo ha idee ben precise che si rifanno a programmi tacheriani in economia), non scaldano il cuore dei Francesi. 

A scaldarli e a farli sognare ci pensa Marine Le Pen. L'ideologia del Front National va oltre le semplicistiche divisioni classiche tra destra e sinistra. La parola che useremo per descrivere il pensiero del Fronte è sovranismo, L'ideologia sovranista si afferma in Francia intorno agli anni settanta. Le componenti fondamentali sono i valori tradizionali della società giudaico cristiana basata sostanzialmente su una differenziazione etnica, sociale e religiosa. Il movimento però secondo il mio parere affonda le proprie radici nel nazionalismo di inizio novecento che, dapprima dimenticato dopo gli orrori della guerra, è riapparso più forte e incisivo che mai. Non a caso sia il nazionalismo che il sovranismo hanno origini francesi che risalgono all'inizio del secolo scorso e trovano nel Front National il loro attuale padre spirituale.
Marine tuona «entro dieci anni prenderemo il potere» e questo servirà a ridare alla Francia grandeur e patrie. La corsa verso i radicalismi, sia di destra che di sinistra, è iniziata. Il fronte avanza compatto e vede uniti la Le Pen, Nigel Farage promotore della Brexit, Geert Wilders leader populista xenofobo euro scettico olandese e Norbert Hofer in Austria con mentore il neo-eletto Presidente statunitense, mentre dall'altra parte la sinistra si organizza attorno all'unico leader radicale che è al governo Tsipras, alle idee progressiste di Podemos e alla candidatura di Hamon. 

La partita è aperta e non possiamo non citare il vero favorito per i sondaggi che è Emmanuel Macron. L'ex-ministro del governo Hollande si fa avanti con un programma confusionario senza prender alcuna posizione chiara sulle questioni scottanti. Promette liberalizzazioni, tagli alla spesa pubblica, attenzione particolare per i temi ambientali e un europeismo convinto. «Non vi dico che gauche e droite non significano più niente, che non esistono più o che sono la stessa cosa, ma queste divisioni in questo momento storico non sono superabili? Non bisogna essere l’uno o l’altro, bisogna essere francesi».  
La terza via francese si colora o del nero di Marine o dell'arcobaleno variopinto di Macron, accomunati solamente dall'idea che il bipartitismo è morto. Chiunque vinca, dossier e veleni a parte, rileggerà la storia della Francia in modo originale e autonomo. Noi staremo a guardare ciò che accade come spettatori interessati o forse lo vivremo prima se si dovesse andare alle elezioni anticipate- Ma non vi sembra che i nostri politici abbiano già adottato lo slogan “né destra né sinistra”?

Paolo Centonze



 

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