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29/03/2017 - 13:31:06

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SVENTOLANDO IL BANDIERONE - SPORT E COMUNICAZIONE DI MASSA

Le polemiche cosė come le vittorie vengono create ad hoc per distrarre l'opinione pubblica dai veri problemi


Sventolando il bandierone - Sport e comunicazione di massa Blogico di Paolo Centonze

O prima o poi sarebbe arrivata l'ora di parlare del nostro Paese. Più volte in questi mesi ho pensato a come affrontare l'argomento; in fondo a parlare dell'Italia ci pensano giornalisti che hanno titoli e bagaglio culturale di gran lunga superiore al mio. Un giorno mi venne un'idea: e se parliamo dell'unica cosa che interessa agli Italiani? Il calcio, l'unico vero argomento che fa leggere il popolo italiano e lo coinvolge in interminabili discussioni. 

Tutto quello di cui parlerò è basato su verità giudiziarie per evitare inutili polemiche. Alcuni di voi conoscendo la mia fede interista obietteranno che non ho inserito il fatto che l'Inter non è stata condannata perché il reato risultò prescritto, bene diciamolo subito che le maggiori società di calcio italiane sono state tutte coinvolte in scandali, ma pensare che le responsabilità siano simili mi sembra veramente un azzardo e, come spesso succede nel nostro Paese, si cerca di coinvolgere tutti per non condannare nessuno.

Il calcio ogni domenica tiene incollati davanti alla TV o nelle sale scommesse dell'intero Paese milioni di persone che si professano “sportivi” anche se, di fatto, non praticano alcuno sport. Lo Stato ne ha fatto un business, così come grandi società di scommesse di cui in molti casi è difficile se non impossibile riconoscere provenienza e proprietà. L'avvenimento non finisce con il fischio dell'arbitro, ma per ingrandire gli imperi finanziari dei magnati delle pay-tv, continua in inutili talk show dove si discute del nulla. Al di fuori di quelle chiacchiere può accadere di tutto, ma ai tifosi non interessa altro che discutere se la palla aveva superato la linea, se il rigore era giusto o se il goal era in fuorigioco. 
Questo accanimento mediatico raggiunge eguali livelli solo in Sud America dove le dittature militari da sempre hanno sovvenzionato e controllato il calcio e lo hanno usato come fonte di controllo della società. Forse non tutti sanno che anche in Italia il calcio fu scelto da Benito Mussolini come sport nazionale preferito al ciclismo perché giocato in spazi stretti dove era più facile sfruttare temi propagandistici e nazionalistici. Nel periodo fascista l'Italia organizzò e vinse il mondiale di calcio nel 1934 e tutto questo fu usato dal regime per dimostrare l'efficienza del sistema sociale fascista.
Adolf, suo fedele amico e sostenitore, due anni dopo organizzò le Olimpiadi; l'evento ebbe un'eco clamorosa per l'epoca. La maestosità delle scenografie e degli impianti, le riprese in movimento scioccarono non solo chi partecipò ai giochi, ma anche gli spettatori di tutto il mondo. Gli Stati liberali applaudirono universalmente il successo e l'efficienza di un regime che da li a poco li avrebbe spinti alla catastrofe della guerra.

In ogni regime quindi lo sport assume un ruolo fondamentale di controllo sociale e nella nostra società serve anche a veicolare i sogni delle nuove generazioni. Questi vengono attratti da soldi facili, matrimoni con veline successo e fama. Tutti sanno che il sogno più ricorrente degli adolescenti è diventare calciatore e non è un caso che un noto politico italiano ha costruito la propria immagine e la sua carriera politica sulle vittorie di una famosa squadra di calcio, il Milan. Nel calcio non vengono di certo esaltati valori come il sacrificio e la sportività. I giocatori sembrano attori o modelli dalle perfette capigliature estrose con il corpo ricoperto da tatuaggi di cui spesso non conoscono il significato visto il loro mediocre livello culturale. La loro scorrettezza in campo è evidente, chiunque guarda una partita vede che al minimo contatto volano in aria per ricadere doloranti a terra, anche se non hanno subito alcun contatto e così facendo aizzano le folle alla violenza sia contro gli avversari che contro gli arbitri. Tutto questo fa parte del gioco e ciò che produce ricchezza è il parlare a oltranza di episodi inutili o ininfluenti. 

L'arbitro più degli altri subisce insulti sol perché deve far rispettare le regole, la legge. Gli arbitri decidono in millesimi di secondo episodi che i tifosi rivedono con telecamere a rallentatore e per questo vengono giudicati da persone che se ne stanno comodamente sedute attorno a un tavolo. Addirittura in alcuni campi le curve sono in mano alla criminalità organizzata che stabilisce e contratta con le forze dell'ordine il buon andamento della partita. Una persona in Italia può entrare in uno stadio ed essere immune da reati che al di fuori sarebbero puniti con il carcere: può insultare altri esseri umani, può buttare lacrimogeni o bombe carta, può lanciare oggetti contro gli agenti o la sicurezza e può impunemente partecipare a risse.

In fondo l'esempio che si vuol dare è questo e tutte le società di calcio non fanno altro che fomentare e seguire questa linea di condotta. D'altro canto la società che raccoglie più tifosi in Italia, nel 2006 condannata in maniera definitiva per “illecito associativo”, di fatto non ha mai riconosciuto le sentenze del tribunale e continua a dire che le sono stati revocati ingiustamente due scudetti. Con arroganza la dirigenza juventina continua a considerare innocente Luciano Moggi e il nuovo rampollo di casa Agnelli a ogni intervista tende a rimarcare l'ingiustizia subita mostrando un disprezzo assoluto per le regole sportive che viene condiviso con i tifosi e viene vissuto come un vanto. 

I giocatori e i dirigenti seguono la linea di condotta della società mostrandosi spesso arroganti e poco rispettosi nei confronti degli avversari, come accaduto nelle interviste nel post-partita con il Milan, non capendo l'enorme influenza che hanno sui comportamenti delle nuove generazioni. In fondo, lo sappiamo tutti, nel calcio l'importante è vincere qualunque mezzo si usi e questo non è solo un credo sportivo, ma si traduce in comportamenti sociali discutibili. La corruzione, l'arrivismo e la disistima nei confronti della legge in Italia è figlia degli atteggiamenti domenicali. 
Non dimentichiamo che mentre il nostro calcio doveva naturalmente naufragare colpito a morte dalla condotta antisportiva delle squadre che maggiormente lo rappresentano, arrivò la vittoria del mondiale in Germania e si gridò al miracolo. Lo sport fu salvo, l'Italia fu salva e tutti fuori a festeggiare sventolando il bandierone. L'Italia era guidata da un allenatore, Marcello Lippi, che era coinvolto in qualche modo nello scandalo di calciopoli.

Le polemiche così come le vittorie vengono create ad hoc per distrarre l'opinione pubblica dai veri problemi di una società insulsa nella mediocrità dalla quale è impossibile tirarsi fuori. Non esistono leggende, sogni; non si vince con il sudore e il sacrificio e sportivamente superando l'avversario. Noi popoli latini amiamo i giochi e non lo sport in fondo è questa l'eredità storica che ci accompagna da secoli. L'importante è tener a bada il popolo con pane e circensi sussurravano gli imperatori nelle stanze di potere dell'antica Roma e le folle festanti riunite nel Colosseo applaudivano. A vincere erano sempre i forti che con l'uso delle belve feroci o di armature schiacciavano i deboli. La storia si ripete, nulla è cambiato e alle problematiche della società si preferiscono i giochi perché sventolando il bandierone tutto il resto finirà, cantava Elio in un pezzo intitolato, “La terra dei cachi”.

Paolo Centonze



 

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