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18/04/2017 - 08:05:39

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UNIONE CULTURALE EUROPEA

L'intellighenzia europea ha sempre vissuto in un continente senza confini e a lei spetta il compito di guidare il popolo alla comprensione che l'interculturalità è un valore e non una limitazione


Unione Culturale Europea BLOGICO DI PAOLO CENTONZE

Il grande saggista francese Christian Salomon in un illuminante articolo comparso su Robinson, settimanale di approfondimento de La Repubblica, scrive: «Lo spazio culturale europeo è sempre stato più ampio dello spazio politico economico, anche nelle ore più nere delle guerre civili europee». Quante verità in un pensiero così conciso: la prima che la cultura europea si è nutrita di un medesimo nettare quantomeno a partire dal XVIII secolo; l'altra che bisogna considerare le guerre europee come civili. In questa e nelle riflessioni che rassegnerò nelle prossime settimane cercherò di metter in evidenza tutte le debolezze del nascente, o mai nato, Stato europeo; ma d'altro canto ho sempre pensato e ritenuto che l'errore di impostazione dei costituenti è stato quello di aver partorito soltanto un accordo economico e mai un'idea di un vero e proprio Stato federale. Oggi però racconterò una storia che accomuna tutti gli Stati europei, perché la cultura unitaria europea nasce parecchio tempo prima degli Accordi di Roma. 

Percorrere tutto il cammino della cultura europea è impossibile, dunque partiremo dall'Ottocento e dalla Rivoluzione Francese, vero crocevia dell'unità culturale europea. L'Europa di quel tempo si identifica nelle idee dei filosofi francesi e si fa portatrice di valori sociali e umani che vengono esportati in tutto il mondo. Il Francese sostituisce il Latino come lingua ufficiale mentre per gli scambi commerciali si usa l'Inglese, più scorrevole e più semplice, grammaticalmente parlando. Non dimentichiamo però che in quel periodo, nei teatri di tutta Europa, echeggiavano le note delle opere degli Italiani Donizetti, e successivamente di Verdi e Puccini. La Francia e la Germania producevano filosofi, mentre l'Italia deliziava le platee europee con splendide musiche e libretti indimenticabili.

Dal punto di vista dell'arte grafica, Parigi da quel momento fino alla fine della Belle époque diventa il centro di tutte le correnti innovative e lì convergono tutti gli artisti europei provenienti sia dalla Francia, che dalla Spagna. Inoltre gli artisti prendono come naturale spunto e riferimento l'arte classica, di cui è pieno il Louvre, ma non solo: viaggiano in continuazione verso l'Italia per ammirare di persona tutta la maestosità dell'arte neo classica e romantica. 
Procedendo nella nostra carrellata, come non citare la cultura mitteleuropea della fine dell'Ottocento, che vede accomunati grandi scrittori italiani, tedeschi, irlandesi che sembrano nutrirsi dello stesso calice e delle stesse ideologie promosse e proposte dalle correnti filosofiche tedesche. Da lì a poco l'Europa sarà accomunata anche nel pensiero nazionalista e antisemita e così anche i regimi totalitari hanno matrici comuni, riconducibili a una cultura universalmente riconosciuta.

La cultura però ha sempre parlato un'altra lingua, quella dell'immaginazione, del sogno, del viaggio e mentre le menti povere si preparavano alla guerra, l'Irlandese Joyce nel suo capolavoro raccontava la storia di Leopold Bloom, ebreo irlandese semplicione e irrazionale che nel suo mondo interiore incontra un colto Stephen Dedalus e così fa convivere le due anime europee: la cultura estetizzante tedesca e italiana e la semplicistica passione per la vita degli anglosassoni. 
Durante le guerre un francese che si fa chiamare con uno pseudonimo femminile, Celine, inizia un altro esilarante Voyage che porterà il protagonista Bardamu a sbeffeggiare e rivisitare tutta la cultura europea, per far comprendere come la guerra sia l'inutile conclusione di una storia senza senso.

Nonostante la distruzione e la separazione tra Est e Ovest, la cultura trova sempre un leitmotiv comune nei romanzi di Milan Kundera, che scriverà nella sua lingua madre, il Ceco, ma anche in Francese. Nell'Insostenibile leggerezza dell'essere, il protagonista è un medico, la professione dello scrittore Céline e questo non è il solo intreccio tra la cultura francese e l'artista Ceco. 
Altre correlazioni si possono leggere, a esempio, nel Maestro e Margherita di Bulgakov. In quello che Montale definì un miracolo; lo scrittore Russo non solo rilegge a suo modo episodi della storia della cristianità, ma pensa alla sua opera come una continuazione naturale del Faust di Goethe. 

L'intellighenzia europea ha sempre vissuto in un continente senza confini e a lei spetta il compito di guidare il popolo alla comprensione che l'interculturalità è un valore e non una limitazione. Ormai da più di tre secoli vi è un insieme di persone che hanno sempre pensato a un Continente, non come entità geografica, ma come unica fonte di apprendimento e di condivisione. Questo processo non è mai stato messo in discussione e da questo bisognerebbe partire per ritrovare l'unità, che da più parti sembra esser minata da inutili beghe legali. E' naturale che si pensi a un diritto concertato o a un unico mercato con un' unica moneta, ma se alla base non si crea un' unica matrice formativa, allora le spinte separatiste avranno il sopravvento. L'Europa, piuttosto che occuparsi di milioni di cose inutili, armonizzi i programmi scolastici e renda obbligatorio lo studio della letteratura europea. Si studino i classici di tutti i Paesi e lo si faccia in madrelingua, si cominci a pensare al grande valore che il teatro, la scrittura e l'arte grafica ci hanno lasciato e continuano a creare e sentiamoci orgogliosi di essere Europei, perché quest'unicità è la vera forza della nazione che è già nata. Peccato che tra i politici europei nessuno se ne sia accorto.



 

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