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25/04/2017 - 08:44:56

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LE ELEZIONI FRANCESI E IL FUTURO DELL'EUROPA

Non si deve ritenere che il populismo di destra è morto anzi è l'esatto opposto


Le elezioni francesi e il futuro dell'Europa Blogico di Paolo Centonze

Se il 2016 è stato l'anno dell'America, il 2017 sarà l'anno dell'Europa e vedremo che nazione consegnerà al futuro. Con questo pensiero chiudevo una delle precedenti riflessioni che oggi voglio riaprire. Le elezioni mi offrono un imperdibile punto di partenza per riflettere sul futuro europeo, ma non stiamo parlando solo di quelle francesi svoltesi ieri, ma di una lunghissima tornata elettorale che parte dalla Francia e passando per Gran Bretagna e Germania si concluderà in Italia. L'esito delle elezioni sarà di certo influenzato dalle precedenti e così via in una continua sfida che ci consegnerà o un'Europa piena di frontiere o un nuovo Continente unito con una forza propulsiva verso il futuro.

Cacciari ne L'Espresso di domenica scrive: «Utopia è pensare che questa Unione europea, che assomma le antiche sovranità statuali a nuovi centralismi burocratici e dogmatismi economicistici, possa far altro che sopravvivere al proprio stesso tramonto, rimandando e basta i conti col proprio significato, con l'idea in grado di reggerne la storia futura». Gli intellettuali di tutta Europa hanno individuato il male: l'eccesso di burocratizzazione e un unione basata solo su presupposti economici. Ora bisogna capire quale idea proporre alle popolazioni europee per rinsaldare l'Unione e dare una nuova visione della storia europea.

Le elezioni di ieri ci forniscono un primo importante palcoscenico: la Francia, Paese fondatore dell'Europa e da sempre culla dei valori democratici dell'Occidente. Partiamo dall'assunto che se ancora non si sa chi vincerà si conosce perfettamente chi ha perso e questo è il Presidente uscente Hollande che per la prima volta nella Quinta Repubblica non si è ricandidato. Il suo successore alla guida dei socialisti Benoit Hamon con solo il 6,3% dei consensi ha decretato la fine di un'era e il fallimento della politica presidenziale degli ultimi anni. La voglia di cambiamento ha portato i Francesi a schierarsi quasi pariteticamente per i quattro outsider e due di questi si giocheranno la chance di poter salire all'Eliseo: Emmanuel Macron e Marine Le Pen.

Le uniche elezioni che potremmo prendere come riferimento sono quelle del 2002 nelle quali sorprendentemente arrivò al ballottaggio il padre di Marine, attualmente espulso dal Front, Jean-Marie Le Pen con Jacques Chirac che al secondo turno prese l'82% dei voti. La situazione oggi sembra più incerta ma nonostante questo il personaggio più accreditato a vincere le elezioni è sicuramente l'ex banchiere Macron. Se Macron dovesse vincere, i veri esclusi dalle elezioni sarebbero proprio gli elettori di Marine, in quanto il sistema presidenziale francese non riconosce alcun potere al perdente. Attualmente il Front National nel Parlamento Francese, l'Assemblea Nazionale, nonostante abbia avuto il 13,6% dei consensi nel 2012, conta solo su due deputati e quindi i 7 milioni e 600mila elettori che al primo turno hanno votato per la Le Pen non avranno alcuna rappresentanza al governo e l'unica rappresentanza sarebbe un'esigua minoranza in Parlamento.

A questo punto c'è da chiedersi come reagiranno i leader del Front National e i Francesi che non vedranno nessuna delle loro idee realizzarsi nel futuro governo francese? Gli episodi successi nella  recente storia europea nel caso delle sconfitte elettorali dei Nazisti di Hitler e dei Fascisti di Mussolini non sono per nulla rassicuranti perché ci riportano a creazioni di gruppi paramilitari. I leader allora militarizzarono i propri movimenti e, facendosi forti del consenso elettorale ottenuto, inculcarono nel popolo l'idea che era il sistema democratico che non avrebbe mai permesso loro di governare.  Con Francesco Maselli possiamo con certezza affermare che «forse non vincerà Marine Le Pen, forse è vero che, come ha spiegato Brice Teinturier è matematicamente e politicamente impossibile che il Front National vinca le elezioni il 7 maggio. Eppure Marine, la candidata della rose bleue, è l’altra grande trionfatrice di questo primo turno incerto e imprevedibile». 

Così come è accaduto in Olanda, dove Wilders ha perso le elezioni, con molta probabilità succederà lo stesso in Francia, ma non si deve ritenere che il populismo di destra è morto anzi è l'esatto opposto. Nelle loro affermazioni le dittature dello scorso secolo sono andate avanti per brusche frenate e forti accelerazioni e questa sarà solo una di queste. Se la moribonda Europa non troverà la soluzione a i suoi innumerevoli controsensi e continuerà a essere uno Stato dove, tornando a Cacciari, «non c'è popolo né Senato» e si presenterà come un insieme di «greggi insofferenti e pastori spogli di qualsiasi autorità», la vittoria del consenso populista sarà inevitabile. Dopo che questo sarà accaduto, ci chiederemo come è stato possibile, ma le spiegazioni sono tutte qui, sotto i nostri occhi e ai leader europei, e in questo caso al giovane Macron, l'ingrato compito di interpretarle al meglio. Il giovane statista deve cominciare a dare risposte concrete e far rivivere un sogno che sembra irrimediabilmente assopito e votato all'inevitabile declino.



 

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