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19/09/2014 - 14:24:23

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VASILY LOTARIO, COMPONENTE DELL'ASSEMBLEA REGIONALE DEL PD INTERVIENE SUL TEMA DEL REFERENDUM

“Notizie tendenziosamente e artatamente diffuse animano particolarmente il dibattito nei bar e su Facebook”


Vasily Lotario, componente dell'Assemblea regionale del PD interviene sul tema del referendum

In merito al referendum del 21 settembre sull’adesione al libero consorzio di Catania da parte della città di Piazza Armerina interviene un esponente del PD locale, Vasily Lotario, dirigente provinciale e componente dell’Assemblea regionale del partito. “L’adesione al consorzio di Catania malcela la volontà di aderire al consorzio di Gela, in quanto il territorio della ex provincia di Catania verrà scomputato in due blocchi, verosimilmente uno con capofila Acireale (Catania infatti secondo la recente legge regionale costituirà città metropolitana) e un altro con capofila Gela. E’ noto infatti come al presidente della Regione Rosario Crocetta stesse particolarmente a cuore l’idea di trasformare Gela in “provincia”, probabilmente per questo ha fatto letteralmente un balzo in avanti sull’abolizione delle province con istituzione consequenziale dei liberi consorzi, affidando questa chimera alla produzione di una legge spot in cui la Sicilia dovesse arrivare al traguardo appunto dell’abolizione delle province, con tutto il populismo del caso, prima addirittura di un presidente del Consiglio innovatore e rottamatore come Matteo Renzi. Peccato che si sia dimenticato, il presidente della regione,  di precisare quali competenze dovessero essere demandate ai liberi consorzi nell’assetto territoriale riguardante i “nuovi” enti intermedi, per cui la confusione regna sovrana in Sicilia anche su questo tema al momento.

 


Notizie tendenziosamente e artatamente diffuse animano particolarmente il dibattito nei bar e su facebook in questa fine estate sonnolenta per la politica locale; ad esempio, riguardo il tema dell’ospedale Chiello e della sua paventata chiusura, nei comizi i relatori riferiscono ad un “folto” pubblico di quaranta o cinquanta persone tra cui appare schierato in prima fila un parterre di consiglieri comunali riscopertisi dal pensiero unico, che l’ospedale si salverebbe passando con il nuovo consorzio, ma trattasi di discorsi demagogici in quanto la modulazione della distribuzione nei territori dei posti letto ospedalieri e delle strutture ospedaliere viene trattata a livello regionale e non territoriale o aziendale, ed in ogni caso stare con Gela e Caltagirone non solo non costituirebbe vantaggio ma sarebbe foriero di sicure penalizzazioni nei confronti del nostro ospedale, in quanto né Gela né Caltagirone hanno interesse alla conservazione del Chiello. Anche i servizi e gli uffici nonché le risorse umane, come sottolineato già da altri esponenti politici, subirebbero dei contraccolpi nella nostra città, dai forestali al centro per l’impiego, al ruolo di Piazza Armerina come comune capofila del distretto socio-sanitario, nonché la rinuncia a lavorare per lo sviluppo virtuoso assieme alle realtà a noi vicine e a noi affini, in cui ad esempio l’Università Kore di Enna faccia da volano, dato che peraltro sta sempre più ricevendo attestazioni di qualità dagli organismi di valutazione competenti. Così si parla solo di sterili polemiche campanilistiche provinciali (è il caso di dirlo!) ma si tralascia la vera questione: che idea di sviluppo ha il consorzio di Catania (in realtà appunto Gela)? Dove e quando mai si sono fatti dibattiti tematici seri tra la nostra comunità e quella del gelese? E’ evidente allora che non ci siano ragionamenti di sviluppo socio-economico-produttivo alla base dell’idea di passare a nuovo consorzio, ma solo sterili pregiudizi.

 


E a proposito di pregiudizi, sgombriamo il campo dal pensiero che sia obbligatorio andare a votare, infatti bisogna dare atto che vi è una terza scelta: non andare a votare. Anche questa è una scelta legittima e democratica. Peraltro negli scorsi giorni l’Assessore regionale agli Enti locali Patrizia Valenti, ha dichiarato, a proposito del caso del referendum di Gela, non soltanto analogo ma addirittura identico al caso Piazza Armerina, che per transitare ad altro consorzio sarebbe stato necessario superare il quorum (invece a Gela si sono fermati al 36,14%) in quanto il referendum confermativo non è regolamentato nello statuto del comune di Gela (e neanche in quello di Piazza Armerina, appunto!), quindi se il quorum è prescritto non andare a votare diventa nei fatti un pronunciamento a favore del no. A questo punto davvero si profilerebbe una situazione di ipotizzabile danno erariale all’ente Comune perché il nostro consiglio comunale avrebbe fatto indire un referendum confermativo (senza quorum) quando invece lo statuto comunale prevede il solo referendum consultivo (con quorum), quindi referendum invalido e decine di migliaia di euro spesi senza un perché. Io credo che la vera rivoluzione non sia né quella del presidente Crocetta coi suoi proclami trionfalistici privi di riscontro concreto e né quella di chi tenta di manipolare le coscienze diffondendo notizie a favore del si ai limiti del surreale. Piuttosto all’interno di questo baillame generale, più interessante per la nostra comunità sarebbe senza ombra di dubbio l’adesione a quell’aggregazione del consorzio di Enna con i comuni del Tirreno e la microregione o struttura sovraconsortile Enna-Caltanissetta, da sempre infatti le piccole realtà si uniscono per fronteggiare lo strapotere dei grossi centri!

 


La verità è che la vera rivoluzione deve partire da ciascuno di noi, con l’idea che lo sviluppo dobbiamo procurarcelo col lavoro e coi sacrifici e con la “visione” politica a lungo termine come classe dirigente locale, se è vero come è vero che al momento abbiamo due deputati su tre per la provincia di Enna evidentemente questa sopraffazione da parte del temibile nemico ennese non esiste, piuttosto impariamo noi Piazzesi a scegliere bene i nostri rappresentanti e a ragionare su temi così delicati in termini politici, dentro e fuori dai partiti, e non sulla base di sentimenti di pancia da xenofobia di provincia immotivata e che ha prodotto il solo  risultato di  isolarci dalle comunità con cui da sempre abbiamo più affinità in termini geografici, paesaggistici, archeologici, storici e culturali.”



 

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