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09/04/2016 - 07:45:48

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QUALCUNO VORREBBE DARCELA A BERE...

In Sicilia il sogno dell’acqua pubblica è finito. Dovremmo prendere atto dell’inutilità di certi istituti di cui il popolo dispone


Qualcuno vorrebbe darcela a bere... Se nel deserto l’acqua è un sogno e quella disponibile è a disposizione di tutti, quindi pubblica, in Sicilia, invece, il sogno dell’acqua pubblica è finito. Sta diventando un bene troppo prezioso, nel senso dell’economicamente caro, ma non già per la sua carenza, che pure in alcune zone si rileva, soprattutto nella stagione estiva, ma perché, così privatizzata, con questi costi, rientrerà tra i beni di consumo futili. Meglio il vino, se proprio dovremo bere. Per lavarci, magari con meno frequenza, e per cucinare potremmo raccogliere acqua piovana, come ai tempi della guerra. Qualcuno vorrebbe darcela a bere? Ma con questi costi? Dovremo farcene una ragione. Così come dovremmo prendere atto dell’inutilità di certi istituti di cui il popolo dispone, i referendum. La notizia è che l’assessore regionale Contrafatto ha recentemente annunciato in Commissione Ambiente che proprio la Regione non si è costituita davanti alla Corte Costituzionale per difendere la legge varata dall’ARS, vanificando anni di lavoro e mortificando le aspirazioni dei cittadini che con il referendum sull’acqua avevano espresso una determinazione inequivocabile, mentre ci propongono l'ennesima convocazione popolare nei seggi per decidere di non decidere. “Un fatto di una gravità inaudita” - come asserito da Giampiero Trizzino, ex Presidente 5Stelle della Commissione Ambiente, coordinatore dei lavori della riforma – “Un comportamento inqualificabile della Regione che ancora una volta calpesta le aspirazioni dei siciliani. Anni di lavoro buttati a mare a causa di una decisione onestamente incomprensibile”. “E’ la conferma – sostiene Valentina Palmeri, altra sostenitrice pentastellata della riforma – che non c’è la volontà politica di regolamentare il comparto dell’acqua in Sicilia e di mettere mano al sistema di potere che controlla il settore grazie all’attuale deregulation. Un fatto che va imputato non solo al governo, ma anche alla maggioranza che lo sostiene”. 
Intano, il comune di Messina, noto alle cronache per fare acqua da tutte le parti, viste le inondazioni subìte negli ultimi tempi, ha convocato una riunione per un progetto che “mira a valorizzare e promuovere l'utilizzo delle tute e delle scarpette da tennis per muoversi in città, per il raggiungimento del benessere psico fisico e per promuovere uno stile di vita sano". Immondizia, acqua, frane e ambiente, smog, tasse, bilancio, traffico, riqualificazione urbana, ma quando mai! Ad Accorinti sta a cuore innanzitutto la salute dei suoi concittadini. Prima la salute, si sa, e poi un paio di scarpe nuove, se occorrono. “Tutti in tuta”, é l'ultimo richiamo del sindaco della città dello stretto. E’ questo l'invito contenuto in una circolare del comune a firma dell'assessore alle politiche dello sport Sebastiano Pino, con la quale è stata convocata tutta la giunta municipale, nonché i presidenti delle circoscrizioni e il delegato Coni di Messina. L'oggetto della nota è, appunto, la “Programmazione del progetto Messin...tuta”, che si occuperà di valorizzare e promuovere l'utilizzo delle tute e delle scarpette da tennis per muoversi in città, per il raggiungimento del benessere psico fisico e per promuovere uno stile di vita sano”. Poi dicono che la politica è ingessata e non è informale. I commercianti sono avvisati. 



 

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