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09/08/2016 - 09:15:24

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IL LIBRO DI MAURO MIRCI ''CHI NON SOGNA UN FUTURO RADIOSO''. LA RECENSIONE DI CARMELO NIGRELLI

Le vicende di un impiegato comunale e della sua progressiva evoluzione da neoassunto perbene a dipendente pubblico navigato e corrotto.


Il libro di Mauro Mirci ''Chi non sogna un futuro radioso''. La recensione di Carmelo Nigrelli Ho letto “Chi non sogna un futuro radioso. Storia di un impiegato e di una salma”, primo romanzo di Mauro Mirci(*) . L’ho letto con curiosità perché Mauro ha un modo di scrivere che mi piace molto, ma ho sempre avuto l’impressione che riuscisse molto bene nei romanzi brevi o nei racconti lunghi, mentre avevo qualche perplessità su dimensioni maggiori e storie più complesse. Devo ricredermi e lo faccio con grande piacere. La storia costruita da Mirci ha una struttura complessa che, però, non va a discapito della facilità di lettura. La quarta di copertina del libro presenta le vicende di un impiegato comunale e della sua progressiva evoluzione da neoassunto perbene a dipendente pubblico navigato e corrotto, abile nel barcamenarsi tra favori a speculatori edilizi, contabilità fasulle alle imprese che lavorano per il comune e intrecci poco trasparenti con gli amministratori.

Un personaggio sostanzialmente amorale in un ambiente sostanzialmente amorale (la relazione con la moglie dell’amico architetto la quale, dopo un incontro intimo, gli chiede di liquidare al più presto la parcella del marito) in cui anche la presenza mafiosa che appare sullo sfondo di alcuni affari è solo un modello organizzativo strutturato dei rapporti di una società malata nel suo complesso. Una società in cui i rapporti tra le persone sono malati, i rapporti dentro le famiglie sono malati (da quello patologico tra madre e unico figlio maschio, a quello tra mariti e mogli, fratelli e sorelle), i rapporti professionali sono malati, i rapporti istituzionali sono malati. Un mondo, insomma, basato sull’egoismo, in cui l’unica cifra è i tornaconto.

E l’unico atto di generosità, l’unico incommensurabile e definitivo dono gratuito che fa un personaggio che non c’è, ma è sempre evocato, produce effetti opposti a quelli per cui era stato compiuto. Il sacrificio di una vita per rendere felici altre vite, diventa il loro inferno. Un romanzo, quello di Mauro Mirci, popolato di mentitori e approfittatori, le cui azioni non sono però narrate didascalicamente o con moralismo, ma semplicemente descritte, esaminate quasi con metodo scientifico, sezionate per farne emergere i particolari infetti, con un distacco da entomologo che consente al lettore di osservare con pari distacco le vicende che coinvolgono i personaggi. Salvo, per alcuni, provare addirittura, come sembra provare l’autore, una certa simpatia. E in questo è aiutato dalla scelta della cifra e della lingua. La prima è la cifra dell’ironia che a volte diventa talmente tagliente da tracimare nel sarcasmo. La seconda è una lingua che utilizza con sapienza alcuni costrutti sintattici siciliani e a volte – ma soprattutto nella prima parte – alcuni sicilianismi à la façon di Camilleri (e questo è l’unico aspetto che non mi convince). Dopo i primi capitoli, quando la storia decolla, l’uso delle parole derivate dal siciliano si fa più rado, più preciso, più irrinunciabile. Un libro che vale la pena di leggere e, perfino, di leggere due volte. Come ho fatto io

Carmelo Nigrelli

(*) Mauro Mirci è nato a vive a Piazza Armerina. Con Nulla die ha pubblicato la raccolta di racconti L’impavida eroina eccetera.



 

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