.

29/12/2016 - 08:33:42

             886

StartNews.it

 

I MACROCOSMI E LA STORIA NERA

Il come si racconta la propria storia è la parte costituente di una società, più importante delle forme di governo o dei governanti.


I macrocosmi e la storia nera Vi ricordate la sferzante polemica a seguito dell'omaggio offerto dal “Il Giornale” di Sallusti del libro che vedete in foto?
Sono qui per farvi una confessione; ebbene si, qualche mese prima il sottoscritto si era permesso di far leggere quell'innominabile testo a ragazzi di terza media. Anzi lo scellerato dedica più di una lezione al pensiero nazista e soprattutto al nazionalismo, corrente di pensiero che si sviluppo agli inizi del novecento in tutti gli Stati Europei. 
Non farò mai un mea culpa e sono pronto a perpetrare l'oltraggio, semmai denuncio il fatto che i testi scolastici di storia lo confinino in un sorvolabile paragrafo. Purtroppo questo non è un caso isolato, anzi è la regola, poiché i programmi ministeriali impongono uno studio della storia fatta di avvenimenti che i Francesi chiamano “histoire evenementielle” e non di pensieri. Così facendo le future generazioni imparano date, guerre, nomi di re e regine (spesso a memoria) senza preoccuparsi del pensiero e del vero valore semiotico della materia. 

Ci si scandalizza quando il suddetto libro sembra essere tra i preferiti dai ragazzi di vent'anni senza renderci conto della responsabilità ricadenti sull'istituzione scolastica. L'isteria nazista così viene confinata a un manipolo di pazzi che attraverso sotterfugi incomprensibili hanno convinto il popolo di mezza Europa a seguirli e l'altra metà per una buona parte del cammino ad ammirarli. 
Questa falsa affermazione deriva dalla confusione che gravita attorno allo studio della storia. Ogni popolo ha sempre scelto il modo di raccontarsi influenzando le valutazioni che le generazioni future fanno di quella civiltà. Pertanto il come si racconta la propria storia è la parte costituente di una società, più importante delle forme di governo o dei governanti.  
La scorsa volta ho scelto un modo particolare di “raccontare” la dittatura comunista cinese e le perversioni stereotipate della cultura occidentale, oggi  invece scelgo un modo che riguarda il nostro passato/futuro: l'ideologia nazista.
Scritto nel 1924 mentre Hitler era in carcere dopo il fallito tentativo di colpo di stato a Monaco del novembre 1923 venne pubblicato nel 1925 e diventò da subito la bibbia laica del nazismo.

L'apologia hitleriana proposta nel libro ha un gran punto di forza quello di aver accomunato il proprio destino individuale a quello della nazione: tutti i fallimenti individuali o collettivi avevano una sola causa la falsità e la cospirazione degli Ebrei. Il pensiero fa subito breccia perché cavalcava l'onda del Nazionalismo, ideologia imperante in Europa. Le idee nazionaliste erano semplici e chiare: difesa della propria identità e della razza, assoggettamento dei popoli inferiori, sfruttamento incondizionato della propria posizione dominante rispetto agli altri. Il Nazionalismo era facile da comprendere poiché essenzialmente forniva risposte semplici a domande complesse. Era un modo di raccontare il proprio passato ma anche il futuro.

Prima però bisognava fare i conti con gli impostori, gli impuri con coloro i quali non permettono alle società occidentali e con esse anche gli Stati Uniti e il Giappone definitivamente di emergere nel contesto internazionale. La risposta era sotto gli occhi di tutti nei fenomeni di antisemitismo già persistenti in tutta Europa cominciando dalla persecuzione ebrea in Russia all' ”affaire Dreyfus” in Francia, dai tabloid austriaci. Hitler però la contestualizza : «il collasso militare era tutto tranne la conseguenza di una serie di insane manifestazioni e di coloro che le promuovevano; avevano già infettato la nazione in tempi di pace. La sconfitta fu il primo catastrofico risultato visibile di un avvelenamento morale, un indebolimento della volontà di autoconservazione, e delle dottrine che molti anni prima avevano cominciato a minare alla base le fondamenta della nazione e del Reich. Era naturale che l'intero, terribile e bugiardo spirito dell'Ebraismo, e le organizzazioni combattenti del Marxismo, dovessero guardare ad esso in modo che ogni singolo uomo debba essere caricato della diretta responsabilità del disastro che tutti, insieme a lui, cercarono con volontà sovrumana ed energia di evitare la catastrofe che lui aveva previsto, e di salvare la nazione da un periodo di profonda pena ed umiliazione. Addebitando a Lunderdorff la responsabilità di aver perso la Guerra Mondiale, tolsero l'arma della giustificazione morale dalla mano dell'unico avversario abbastanza pericoloso da poter avere successo a portare i traditori della Patria davanti alla giustizia» (Mein Kampf pp. 70/71).

Questa assurda mistificazione convinse milioni di persone che otto anni dopo votarono Hitler e non solo subito dopo le Olimpiadi organizzate a Berlino nel 1936 un corale plauso si levò da tutti gli Stati del mondo per esaltare l'efficienza e l'efficacia del regime nazista che aveva dato prova di grande maestria nell'educazione al sacrificio dei propri giovani.
Vedete, saper raccontare la propria storia è utile e condirla di “post truth” lo è altrettanto. Fare del populismo il proprio credo è la cosa più semplice del mondo e cominciare a pensare che chi è in disaccordo con noi è un PDIOTA ci fa sentire forti, sicuri, ma siamo sicuri di aver intrapreso la giusta strada o siamo tornati a un pericoloso bivio della storia che ci ha condotti alla catastrofe?



 

   Iscriviti alla nostra Mailing List

>

StartNews.it
Blog
sede:  Piazza Armerina
email: info@startnews.it