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16/02/2017 - 14:54:40

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IL PD ODIA I GIOVANI

I gravissimi fatti di Bologna, con le cariche della polizia all'interno di una biblioteca universitaria. Episodio inaccettabile .


il PD odia i giovani Controcanto di Sergio Rossitto

Pensavo che con l’episodio di Catania, quando cioè l’allora rettore Pignataro tolse la parola a uno studente reo di aver messo in difficoltà la ministra Boschi, “questo è un incontro tra il ministro e gli studenti: non era previsto alcun contraddittorio, chi non gradisce il format può anche non partecipare” e con la recente e agognata fine di Renzi, potesse essersi conclusa la stagione dei rettori contro gli studenti. Non avevo fatto i conti, ovviamente, con il renzismo e con le scorie di quel fenomeno deteriore ancora esistenti e resistenti nelle amministrazioni delle città e delle Università. 
I gravissimi fatti di Bologna, le cariche della polizia all'interno di una biblioteca universitaria, episodio inaccettabile e persino inimmaginabile, impongono a “controcampo” di abbandonare la sua consueta vocazione al commento politico e lo costringono ad affrontare un argomento a dir poco spinoso.

La manifestazione dei collettivi studenteschi a cui hanno preso parte un migliaio di persone è entrata in 'rotta di collisione' con le forze dell’ordine in via Zamboni. I manifestanti, guidati dal collettivo universitario autonomo di Bologna protestavano contro la decisione dell’Università di installare tornelli all’ingresso della biblioteca di Discipline umanistiche.
Dopo un lancio di oggetti da parte dei manifestanti, il cordone in assetto antisommossa della polizia, inviata sul posto con il preciso compito di non far proseguire il corteo verso la biblioteca al civico 36, gia' occupata dai collettivi, ha caricato. 
Nello striscione utilizzato dai manifestanti come scudo si poteva leggere “Ubertini e Coccia fuori da Bologna". Ignazio Coccia è il questore di Bologna, Francesco Ubertini invece è il rettore dell'Alma Mater".
Da Merola dichiarazioni inaccettabili. 

"Il Pd odia i giovani e la nostra generazione, la vogliono soffocare", hanno risposto i collettivi universitari di fronte alla posizione del sindaco di Bologna che ha condannato la loro protesta. Di segno opposto invece una petizione lanciata sulla piattaforma Change.org dagli studenti che "non hanno condiviso le azioni del Collettivo". 
Questi i fatti, e non basta dire, come hanno fatto alcuni, che i tornelli installati per evitare che punkabbestia (individui in contrasto con regole e stile di vita della società consumistica e dai comportamenti sociali di avversione all’establishment e dall’abbigliamento eccentrico, N.d.A.) entrassero liberamente nei bagni dove a volte si bucano. Giudizio tranchant che non si presterebbe a commento alcuno se le manifestazioni seguite all’installazione dei tornelli, non avessero visto la partecipazione non solo dei membri dei Collettivo Universitario Autonomo ma anche degli studenti dell'Alma Mater Studiorum.
Bologna, città che vanta 100 mila studenti universitari su 350 mila abitanti dove gli studenti non sono mai interrogati sulle loro esigenze e sui loro bisogni (caro mensa, tra questi, N.d.A.), cosi Stefano Bonaga, storico professore dell’ateneo. Ovvie, anche se non espresse nelle sue parole, le responsabilità del sindaco Virginio Merola per gli scontri in via Zamboni 36 e nell'area circostante, nonché quelle del rettore Francesco Ubertini che, sollecitando l’intervento del questore Ignazio Coccia, ha di fatto provocato l'irruzione degli agenti in assetto antisommossa all'interno della Biblioteca di Discipline Umanistiche del 36. Violenza gratuita perpetrata sugli studenti, le cui istanze vedono come sola risposta la militarizzazione ed i manganelli . 
“Controcanto” non può che essere con loro. 

Due ragazze, non certo delle "punkabbestia", che si trovavano nella biblioteca autogestita (ma perfettamente funzionante), hanno riportato la testimonianza dell'ingresso della polizia in biblioteca, avvenuto tra le 17 e le 17.30. “Noi eravamo nella sala lettura – racconta una delle testimoni – stavamo semplicemente studiando in una situazione di pace e tranquillità. Poi abbiamo sentito dei rumori e la polizia in assetto antisommossa ha attaccato la gente che scendeva dalle scale”. 
Il questore Coccia, longa manus del potere politico, inviso a tutti gli studenti e non solo, in un paese civile sarebbe stato sostituito già dopo l’episodio dei bambini malmenati all'Ex Telecom e delle teste rotte alla mensa, dichiarano i manifestanti.
Ma ancora più grave è che Ubertini, a mio avviso il vero responsabile degli scontri, non essendo in grado di gestire la sua Università, da un anno permetta alla polizia di entrarvi. "Abbiamo perso tutti”, afferma il prorettore Degli Esposti agli studenti, rigettando le responsabilità sulle modalità dell’intervento delle forze dell’ordine e sostenendo che non competono all'Ateneo, ma questo non basta a giustificare il rettorato. 
E ancora più gravi le affermazioni del procuratore Amato quando si riferisce all’intervento della Polizia in ateneo sollecitato dal Magnifico!

I tempi cambiano, non possiamo giudicare delle situazioni paragonandole al passato. 
Dichiarazioni superficiali di chi non conosce come dovrebbe la realtà bolognese e soprattutto la sua storia e quella dell’Università, la più antica d’Europa e la prima, per qualità, delle Università italiane: l’Alma Mater Studiorum. Realtà e storia sconosciute a quanto pare anche a chi quella Università immeritatamente regge e che mostra di ignorare del tutto anche la storia del Paese, come d'altra parte Merola, sindaco della città. Espressioni entrambi di quel renzismo che è risultato essere una pesante palla al piede nel processo di rinnovamento culturale e morale del Paese. Innegabile poi che abbiano trovato, in questa circostanza, il giusto collante nel questore Coccia, inadeguato, ad essere eufemistici, a ricoprire questo ruolo in una città come Bologna che, e  la storia dimostra come, dopo l’uccisione del povero Lorusso nel 1977, non ha certo bisogno della ferocia e della violenza comandata ai poliziotti che, in tenuta da guerra, hanno caricato e manganellato inermi studenti. A scanso di equivoci non ritengo certo responsabili i poliziotti quanto piuttosto chi quell’ordine ha impartito e chi quel tipo di intervento ha richiesto. Triste retaggio culturale e soprattutto morale del renzismo, sin qui imperante. La stessa immotivata violenza perpetrata ai manifestanti di Catania il giorno della chiusura della cosiddetta festa dell’Unità e qualche tempo dopo a Palermo, in analoga situazione, quando inermi studenti e professori furono proditoriamente e premeditatamente manganellati. Io ero presente in entrambe le occasioni, ed attraversai quel ’68 anch’io! Bisognerebbe spiegare all’ineffabile rettore, ma dubito capirebbe, che quel famigerato ’68 di cui parla senza conoscerne il significato, ha anche contributo a far sì che la sua (sic!) Università fosse considerata la più prestigiosa d’Italia. Anche il sindaco Virginio Merola, retaggio anche lui dello stesso deteriore fenomeno, non ha fatto mancare la sua perla di saggezza, “la storia - scrive - si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa...  Non vedo oggi, come accadde invece 40 anni fa, un movimento che, seppur tra errori e scelte estreme, cercava di affermare una alternativa all'esistente. Tentativo che si spezzò per il ricorso alla violenza, a spese anche dell'ala creativa e libertaria”. E già caro sindaco, la stessa violenza da te auspicata prima e giustificata adesso, che ha permesso la violenza su studenti inermi.

Se è vero che barriere sono state poste all'ingresso di una sala studio e biblioteca con l'unico esito di renderne oggettivamente più difficile la frequentazione, se è vero che le forze dell'ordine  sono intervenute in via Zamboni 36 su richiesta del rettorato,  potrà mai essere ritenuta condivisibile tale richiesta?
E per quale motivo le forze di polizia sono arrivate al punto da adottare metodi tanto aggressivi in un luogo così palesemente inadatto sia dal punto di vista della funzionalità che del carico simbolico, soprattutto considerando che al momento dell'intervento la sala risultava frequentata solo da studenti?
Il presunto ripristino della legalità, signor rettore, non avviene con la violenza ma col dialogo. Dici che nel corso dell'irruzione in biblioteca è volata qualche manganellata. Vorrei provassi sulla tua pelle, non su quella dei tuoi figli se mai ne avessi, cosa significa essere picchiati. E non parlare a vanvera di barricate sessantottine. Non hai avuto neanche il coraggio di accettare un'intervista! E mentre dal suo entourage filtra una posizione netta: «Il rettore è dispiaciuto, ma non pentito», il Paese che ama i suoi figli e non vuole vederli soffocare non può che urlarti: VERGOGNA!

Sergio Rossitto



 

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