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15/10/2011 - 14:03:23

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‘SOS HERITAGE’ LA BELLA SICILIA CHE STA SCOMPARENDO.

La campagna di sensibilizzazione di Salvalarte sui monumenti a rischio a rischio in sicilia. La terza black list con 10 siti


‘Sos Heritage’ la bella Sicilia che sta scomparendo.

Riprende la campagna di sensibilizzazione SOS Heritage di Salvalarte Sicilia che vede protagonisti i cittadini con le loro indicazioni. Dopo le segnalazioni dei primi 20 siti, continuano ad arrivare numerose denunce da parte di cittadini. Questa nuova iniziativa, con diverse tappe, si intreccerà con Salvalarte Sicilia che si svolgerà nel mese di novembre. 
“E’ di oggi la notizia dei sigilli apposti allo Spasimo a Palermo per rischio crolli. E’ da anni – dichiara Gianfranco Zanna, responsabile Beni culturali di Legambiente Sicilia – che ci battiamo per la salvaguardia del nostro immenso patrimonio monumentale, ma tagli e scarsa attenzione da parte della politica, lo mettono continuamente a repentaglio, con grave danno non solo per la nostra storia che, a volte, viene cancellata, ma anche per l’economia. Un bene monumentale chiuso significa, infatti, meno attrazione turistica, quindi minori entrate. Il nostro obiettivo è quello di evitare il disfacimento del nostro patrimonio artistico. Per questo motivo, periodicamente presenteremo una black list dei monumenti che corrono i maggiori rischi. Tante le segnalazioni pervenute, segno che i cittadini hanno a cuore la salvaguardia del nostro patrimonio culturale. Ovviamente ci auguriamo che il numero si fermi e che vengano cancellati alcuni siti, segno che le istituzioni preposte si sono attivate per la salvaguardia del bene”.

Per segnalare i monumenti basta scattare una foto al bene ed inviarlo, con un breve testo di 8 righe, all’indirizzo salvalartesicilia@libero.it. Le foto saranno, quindi, pubblicate sul sito www.salvalartesicilia.it.

La terza black list

SOS HERITAGE
LA BELLA SICILIA CHE STA SCOMPARENDO

21. Villa Pignatelli-Florio (PA)
Ampliata e modificata nel XX secolo da Ernesto Basile, su una precedente costruzione del 1792, appartenne a Vincenzo Florio fino al 1907, per finire poi alla Principessa Maria Pignatelli di Roviano. Ha ospitato per anni l’Opera Pia Istituto Pignatelli.
Nel 2004, dopo un lungo restauro, la Villa comincio ad ospitare, su decisione del Comune di Palermo, una quarantina di famiglie sfrattate e da allora è iniziata la sua rovina. Prive di alcun controllo, le famiglie hanno depredato l’immobile asportando tutto: le porte in stile liberty, le balaustre di marmo, le persiane, le opere in ferro battuto della Fonderia Oretea. Hanno incendiato e trafugato opere d’arte.
La Villa è totalmente vandalizzata, abbandonata al suo triste destino.

22. Convento di Santa Maria di Gesù (Ragusa Ibla)
Il Convento e la Chiesa di Santa Maria del Gesù vennero edificati dai Frati minori riformati a partire dal 1636, con il contributo dell’Amministrazione cittadina e dell’intera popolazione.
La costruzione fu lenta e difficoltosa dato che il sito scelto per ospitare il grande edificio non era favorevole all’edificazione.
Sul lato nord si trova la Chiesa che, a differenza del Convento, venne gravemente danneggiata dal terremoto del 1693 e ricostruita nei primi decenni del XVIII secolo.
Alla fine degli anni Ottanta, la struttura è stata oggetto di un intervento di restauro molto invasivo, con uno sconsiderato uso di cemento armato, che ha stravolto il suo assetto.
Oggi, dopo tanti anni, si aspetta che finiscano i lavori e il complesso possa finalmente ospitare il Museo archeologico ibleo.

23. Chiesa Santa Maria dell’Odigitria Monreale (PA)
La piccola Chiesa di Maria SS. Odigitria, comunemente detta dell’Itria, venne edificata nel 1596 ad opera della Compagnia di San Francesco D’Assisi, e radicalmente rinnovata dopo il 1668.
L’edificio  ha una facciata semplice che contrasta con la ricchezza delle pregevolissime decorazioni in stucco dell’interno, attribuite al giovane Giacomo Serpotta ed a Procopio De Geraci: essa costituisce la prima opera documentata del grande stuccatore palermitano. Sulla  navata spiccano affreschi con episodi biblici e allegorici che raccontano le gesta del profeta Geremia, mentre la pittura della volta sovrastante l’altare rappresenta la gloria di San Francesco. Tali affreschi tradizionalmente attribuiti al pittore monrealese Pietro Novelli, potrebbero tuttavia ritenersi successivi.
E’ in grave abbandono, con numerosissime infiltrazioni d’acqua che stanno mettendo in pericolo stucchi e affreschi.

24. Palazzo Ciampoli (Taormina, ME)
Dei quattro palazzi medievali di Taormina, è quello un po’ più recente risalendo la sua origine agli inizi del 1400. Inconfondibile in esso l’architettura dell’arte catalana.
Nel giardino, nel 1926, fu costruito l’hotel Palazzo Vecchio. Fu colpito e distrutto dai bombardamenti nel 1943. Fino a qualche anno addietro ha ospitato uno dei più rinomati night club di Taormina, il Sesto Acuto.
Oggi mostra soltanto il suo prospetto principale, che si poggia su un’ampia e ripida scalinata che gli serve da naturale basamento.
Dopo tanti anni di abbandono é arrivato il momento di pensare al suo recupero e ad un suo utilizzo con finalità pubbliche.

25. Ciminiera di Grottacalda (Enna)
Si tratta di una rara testimonianza di una fase storica della cultura delle zolfare quando ancora nelle miniere non arrivavano gli elettrodotti a media tensione e veniva quindi capillarmente impiegata energia autoprodotta con macchine a vapore. Allo stato attuale i locali della centrale elettrica versano in stato di abbandono, mentre la ciminiera è in discreto stato di conservazione, a parte il parziale crollo della sommità causato da un paio di fulmini che l’hanno colpita. Con quella di Ciavolotta resta l’unico esempio di ciminiera ancora in piedi e per la bontà del magistero di messa in opera con mattoni pieni è considerata la più pregevole.

26. Torre Bigini (Castelvetrano, TP)
Torre costruita nella prima metà del secolo XV, nel 1575 avrebbe ospitato una piccola sezione della Santa Inquisizione; nel secolo XVI diviene proprietà dei Gesuiti di Salemi che provvidero al restauro della struttura e alla costruzione di una cappella.
Nel XIX secolo il castello/convento passò al barone Favara di Partanna, che nel 1882 lo vendette al Comune di Castelvetrano. Oggi, il complesso è in rovina, appartiene a privati ed è adibito a ricovero per gli animali. L’imponente mole della Torre è sventrata e si trova in gravissime condizioni statiche, anche se la facciata principale miracolosamente sopravvive ad un imminente crollo.

27. Monastero di San Filippo di Agira (ME)
Sorge addossato ad un rilievo calcareo, che al suo interno racchiude la grotta eremo del Santo. I Normanni, verso il 1100, ordinarono ai monaci basiliani di costruirvi intorno un’abbazia, definita dallo storico Buonfiglio, secolo XVII, la più bella “tra le abbadie di San Basilio in Sicilia”.
La Chiesa, mancante del tetto, con pianta rettangolare ad una navata, conserva resti di architettura normanna.  Dentro il recinto murario si apre un vasto giardino.
All’inizio degli anni Ottanta l’intero complesso fu acquistato dal Comune di Messina, per adibirlo ad attività culturali.
Oggi, pur avendo subito l’onta irrimediabile dei vandali, mantiene un grande valore monumentale, storico e spirituale.

28. Gioiosa Guardia (Gioiosa Marea, ME)
Era un piccolo centro medievale che alla fine del Settecento, a causa di terremoti e carestie, venne progressivamente abbandonato.
Fu fondato nel 1364 su un’altura di circa 800 m., in cui esisteva già un casale chiamato Zappardini e crebbe intorno ad una torre federiciana.
L’impianto urbano è oggi difficilmente leggibile, a causa dei numerosi crolli delle abitazioni, avvenuti dopo l’abbandono, conserva, tuttavia, un notevole interesse, sia dal punto di vista storico ed architettonico, sia naturalistico e, soprattutto, paesaggistico.
E’ una forte testimonianza insediativa dello stretto rapporto uomo-ambiente in epoca medievale.

29. Torre Casalotto (Aci Catena, CT)
E’ ubicata a 220 metri s.l.m sul colle sovrastante il piano della Reitana.
Si colloca in una zona già dichiarata di notevole interesse pubblico nel 2003, nella quale è inclusa altresì l’area archeologica di Santa Venera al Pozzo.
Il complesso architettonico è un raro esempio di baglio rustico fortificato, unico nel suo genere per l’intero comprensorio delle Aci. I vari corpi di fabbrica compongono l’impianto di una masseria ottocentesca legata alle attività produttive agricole.
C’è bisogno di un’azione di salvaguardia del sito e dell’intera area, intraprendendo al contempo gli immediati e necessari interventi di bonifica e messa in sicurezza, per giungere in breve al suo completo recupero funzionale finalizzato ad una fruizione pubblica e culturale.

30. Villa Calanna nella Gazzena (Acireale, CT)
La Gazzena è un’importantissima, in quanto unica, testimonianza di paesaggio costiero etneo rimasto salvo dall’aggressione selvaggia delle lottizzazioni e del cemento. Conserva importanti testimonianze dell’antico uso agricolo dell’area, mentre tra i diversi edifici rurali emerge il complesso monumentale conosciuto come Villa Calanna, centro di produzione e organizzazione agricola.
La Villa fu costruita a più riprese nel corso del XIX secolo, comprende oltre alla residenza signorile, palmenti, frantoio, stalle e imponenti cantine.
La residenza (edificata tra il 1856 e il 1860), ha carattere signorile, le sue stanze sono pavimentate a cotto e controsoffittate con volte ad incannucciato elegantemente dipinte, le aperture a porta-finestra hanno cornici in pietra calcarea.


 



 

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