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21/01/2017 - 07:54:15

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LA VICENDA DELL'OSPEDALE CHIELLO. È TEMPO DI DIMISSIONI MA NESSUNO LE PRESENTA O LE CHIEDE

Un assordante silenzio da parte delle istituzioni, delle forze politiche, dei lavoratori. Tace anche Il sindaco di Piazza Armerina in conflitto d'interessi


La vicenda dell'Ospedale Chiello. È tempo di dimissioni ma nessuno le presenta o le chiede Il sabato del Villaggio
Carmelo Nigrelli


Dimissioni! È questa l’unica parola che avremmo dovuto sentire in questa settimana vergognosa per la sanità in provincia di Enna e a Piazza. Dimissioni del manager dell’ASP di Enna, dottoressa Fidelio e/o dimissioni del Direttore sanitario aziendale dott. Emanuele Cassarà e/o dimissioni del direttore sanitario degli Ospedali riuniti Umberto I – Chiello dott. Rosario Consolo. Dimissioni dei segretari provinciali dei sindacati di complemento della direzione, dimissioni da quei sindacati di tutti i lavoratori del Chiello che a essi sono iscritti. E queste dimissioni avrebbe dovute chiederle il Sindaco di Piazza, prima di tutti. Invece silenzio, un assordante silenzio da parte delle istituzioni, da parte delle forze politiche, da parte dei lavoratori.

Perché le dimissioni? Riepiloghiamo i fatti.
Subito dopo l’approvazione da parte della Giunta regionale del nuovo schema di Piano sanitario regionale che prevede il declassamento del Chiello a Ospedale di base, poco più che il vecchio ambulatorio INAM di piazza Marescalchi (LEGGI QUI kiss), grazie a Startnews ((LEGGI QUI kiss) vengono resi pubblici due documenti della Direzione dell’ASP di Enna con i quali si determina che la sala operatoria del Chiello rimanga aperta solo da lunedì a venerdì fino alle 14, che quattro infermieri di Chirurgia, Ortopedia e Cardiologia vengano trasferiti a Enna e, soprattutto, che i posti letto dei due reparti di punta, Chirurgia e Ortopedia vengano ridotti a 8, cioè il 50% di quelli che avevano 5 anni fa.
Il tutto giustificato da un tasso di occupazione che a Piazza è del 46% rispetto all’91% di Enna per Chirurgia e per Ortopedia è del 66% rispetto all’84% di Enna.

L’assessore Lantieri, che aveva salutato come un successo lo schema del Piano sanitario regionale, presa in contropiede dalla direzione dell’ASP, è andata su tutte le furie e ha subito tuonato contro il ridimensionamento di fatto del Chiello, subodorando il gioco sporco di qualcuno: “La tempistica con la quale la direzione sanitaria ha predisposto il documento è sospetta visto che giunge a pochi giorni dall’approvazione del nuovo piano sanitario”.
In un battibaleno viene pubblicato un comunicato stampa sindacale che sostiene con una veemenza imbarazzante la decisione della Direzione dell’ASP e che è firmato da tutti i sindacati, ben 10 (CISL Medici, ANAAO, AAROI, UIL Medici, FIALS Medici, CGIL FP, UIL, Nursind, Fials, Ugl) (LEGGI QUI kiss).
Passano ancora appena 24 ore e il dott. Sergio Rossitto, primario di Ortopedia del Chiello fino a pochi mesi fa, contesta la lettura dei dati utilizzati dalla Direzione dell’ASP. Infatti, sostiene, è facile dire che c’è un tasso di occupazione più basso di quello dell’Umberto I, se non si consente di operare. In altre parole: se la sala operatoria è in condominio tra chirurghi generali e ortopedici, se non ci sono i cardiologi, se gli anestesisti sono meno di quanto dovrebbero, allora non si riescono a fare tutti i ricoveri e le operazioni richieste. E, a sostegno di questa logica affermazione, rende noto che Ortopedia a Piazza ha una lista d’attesa di persone che vogliono farsi operare al Chiello di oltre 200 pazienti. Quindi a Piazza i posti letto e le sedute operatorie andrebbero semmai aumentati per fare fronte alla lunga lista d’attesa. Ciò per rispetto del paziente. Allo stesso modo è facile dire che Chirurgia ha un tasso di occupazione più basso di Enna se, oltre che avere gli stessi problemi di Ortopedia, il primario del Chiello è stato spostato all’Umberto I dove opera intensamente. Ed è facile, a maggior ragione, dire che non sono molto numerosi gli interventi in emergenza/urgenza (330 nell’anno) perché è chiaro che il Pronto Soccorso, in queste condizioni magari manda il paziente di corsa in un altro ospedale.
Probabilmente è stato questo intervento a spingere l’assessore Gagliano (LEGGI QUIkiss) a rendere noti i dati totali che indicano come Chirurgia abbia fatto in un anno 466 operazioni, Ortopedia 455, Nefrologia 256 e Ostetricia 82 che, con le 3 operazioni fatte in Otorino, fa un totale di 1262 interventi tra urgenza e programmati.

Sul piano sindacale la vicenda ha assunto toni grotteschi. Infatti Maurizio Libro, combattivo segretario del sindacato FSI USAE, ha attaccato direttamente il dott. Consolo rimproverandogli “una specifica strategia atta a smantellare lentamente le già martoriate risorse in termini di servizi e personale del RO Chiello di Piazza Armerina.” E, addirittura, ha fatto sapere che la sua organizzazione ha presentato un esposto in procura per valutare se insistono le condizioni per interruzione di pubblico servizio. 
Lo stesso sindacalista osserva su Facebook che il comunicato stampa che vedeva una lista di dieci sindacati è firmato solo dai rappresentanti di UIL e Fials, quindi tutte le altre organizzazioni o non erano presenti o non sono d’accordo con il contenuto di quel comunicato. In aggiunta chiarisce che il suo sindacato FSI USAE, la CGIL e la CISL non condividono quel contenuto e che UGL e Nursind non sono firmatari del Contratto della sanità, dunque non hanno nessun titolo a intervenire sulla questione.
Quel comunicato, dunque, sarebbe un falso. O non autorizzate sono le sigle in calce. A parte le eventuali ricadute giudiziarie, quelle sindacali e politiche sono evidenti.
Se questi sono i fatti, si capisce perché sarebbe stato giusto aspettarsi le dimissioni di alcuni dei protagonisti. Se la dottoressa Fidelio riduce l’operatività di Ortopedia sapendo che c’è una lista d’attesa di oltre 200 operazioni, non può ricoprire quel ruolo. Se il dott. Consolo lo sa e non lo dice alla Manager, è lui che non può ricoprire il ruolo che riveste. Se il dott. Cassarà non conosce i dati, non sta facendo bene il suo lavoro e se li conosce ha fatto male a firmare la riduzione dell’attività. Non può rimanere nel suo ruolo.

Se due sindacalisti hanno messo la sigla di altre organizzazioni sindacali che non condividono quel comunicato stampa hanno commesso un falso. Non potrebbero, dunque, continuare a fare i segretari provinciali. Se al Chiello ci sono iscritti a UIL e Fials dovrebbero essere loro a chiederne le dimissioni o, in alternativa, a restituire le tessere di quei sindacati.
Mi sembra che si tratterebbe di conseguenze normali. Così come sarebbe stato normale che l’amministrazione di Piazza tuonasse contro questo attacco al Chiello e invece il silenzio tombale (tombale per il Chiello). Non si è sentito neppure un sospiro del sindaco che pure è il capo della sanità in Città e l’uscita dell’assessore Gagliano, benemerita, è stata comunque timidissima, forse perché sull’argomento non ha le spalle coperte dal primo cittadino.

In queste ore si capisce perché, a inizio legislatura, alcuni consiglieri comunali obiettarono la ineleggibilità del sindaco che è dirigente della stessa ASP. E se anche l’interpretazione della legge portò a respingere quella richiesta, nei fatti è evidente come una persona che lavora come dirigente per la sanità pubblica non può nei fatti fare il sindaco, poiché potrebbe dover prendere posizioni dure contro i suoi direttori. E naturalmente non lo fa.

Carmelo Nigrelli





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